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Cronaca

Comitatone, Zaia: «Zero risposte su Vtp». Bettin: «No gigantismo navale»

Tra i commenti il presidente della Regione: «Assieme al Comune per l'opzione Marghera del ministro Graziano Delrio». Bazzaro: «Neanche un euro da Roma per la salvaguardia». Bettin: «Per la prima volta, grandi navi via dalla laguna»

«Un Comitatone abbastanza animato». Il commento del presidente della Regione del Veneto Luca Zaia arriva all'indomani del tavolo con i ministri del governo, il sottosegreatario alla presidenza della Repubblica Andrea Martella, il sottosegretario al ministero dell'Economia e Finanze Pier Paolo Baretta, il commissario del porto e provveditore Cinzia Zincone, il commissario del Consorzio Venezia Nuova Elisabetta Spitz, i sindaci dei Comuni del Veneziano e la Regione. Grandi navi, legge speciale, Autorità della laguna. Cruciali le questioni in discussione per un intero pomeriggio, «e non sono mancati i momenti di tensione», ha detto Zaia come prima di lui il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. 

«Ho tenuto la posizione in accordo con il Comune, del comitatone del 2017, per l'utilizzo del canale dei Petroli per le crociere più grandi che poi vanno a Porto Marghera, canale nord, lato nord, e le piccole che dovrebbero  invece transitare attraverso il canale Vittorio Emanuele, che deve essere manutentato ma esiste già, arrivando in Marittima - ha continuato a commentare Zaia -. Da parte del governo c'è questa linea rispettosa dell'indirizzo Unesco per una soluzione offshore. Ci siamo lasciati con un nulla di fatto. Per noi la questione aperta è anche quella del terminal Vtp: lì c'è la Regione che ha fatto entrare le navi da crociera e c'è la necessità che venga prorogata la concessione. Abbiamo chiesto il rifinanziamento della legge speciale, 150 milioni all'anno per 10 anni per le opere da fare. Ad oggi non siamo riusciti ad avere risposta sulle concessioni, sulla viabilità acquea e anche sulle risorse per le opere. Per noi la soluzione offshore lascia aperte tante questioni e abbiamo continuato a sostenere la soluzione Marghera, quella emersa nel Comitatone del 2017, sostenuta dall'allora ministro Graziano Delrio».

«Dal governo enormi bugie - tuona Alex Bazzaro, consigliere comunale e deputato veneziano della Lega -  in legge bilancio nemmeno 1 euro per la salvaguardia della laguna. Ma quali 100 milioni destinati nel 2020 a Venezia? Il denaro annunciato con proclami dallo stesso ministro dei Trasporti Paola De Micheli e dal Comitatone a guida romana, in verità sono risorse che furono destinate in precedenza ovvero: 60 milioni si riferiscono al 2019 e 40 al 2017 ultima rata. Quindi non solo il Parlamento destina briciole che Venezia dovrà dividere con altri Comuni ma i soldi annunciati nulla hanno a che fare con nuove risorse. Da Roma quindi l’ennesima bufala a danno della nostra città, dopo che la maggioranza ha bocciato il mio emendamento con cui chiedevo il rifinanziamento della legge speciale con 150 milioni di euro all’anno (300 milioni in due anni). Questo, purtroppo, è il risultato temuto e previsto, della gestione romana a scapito di una gestione oculata e autonoma delle risorse per la tutela del territorio veneziano».

«Due paiono essere le note rilevanti - afferma il consigliere comunale Gianfranco Bettin -. Aumentano le risorse per la città, anche se altri sforzi ancora saranno necessari per affrontarne adeguatamente le esigenze. La scelta strategica di collocare le grandi navi fuori dalla laguna, e di comparare tutti i progetti che vanno in questa direzione, viene finalmente per la prima volta assunta, anche se si apre una fase di transizione che contempla l’uso di approdi provvisori a Marghera che contiene molti rischi e che potrebbe allungare la transizione indefinitamente. Occorre dunque sottoporre rigorosamente questa fase transitoria a tutte le valutazioni preliminari (impatto ambientale, pericolosità del contesto con la commistione di attività industriali e commerciali e quelle crocieristiche, evitare nuovi scavi). Resta, tuttavia, la novità importante: si comincia a considerare il gigantismo navale incompatibile con l’ecosistema lagunare. Ci sono i mezzi per conservare nell’ambito veneziano funzioni importanti, come quelle portuali e anche croceristiche, ma quelle incompatibili vanno collocate al di fuori del bacino lagunare».

Sul Comitatone anche il Partito Democratico veneziano: «È emersa in modo chiaro la volontà di avere una prospettiva di lungo periodo per il settore crocieristico attraverso la realizzazione di un porto offshore. Questa soluzione accantona definitivamente il progetto relativo allo scavo del canale Vittorio Emanuele, sostenuto fortemente dal sindaco Brugnaro e dal centrodestra (come ribadito anche durante la discussione del bilancio comunale), riuscendo a coniugare la tutela dell’ambiente alla salvaguardia del Porto. La soluzione temporanea di Marghera, prevista nelle aree di alcuni terminalisti, deve essere pertanto esclusivamente provvisoria. Sul punto chiediamo di effettuare le dovute verifiche nelle prossime settimane, affinché questa soluzione non metta in alcun modo a rischio il comparto industriale e commerciale di porto Marghera e non preveda nuovi scavi».

«È positivo il giudizio sulle scelte del Comitato per la salvaguardia di Venezia - hanno scritto i segretari regionale e metropolitano di Articolo Uno, Gabriele Scaramuzza e Gianluca Trabucco - che prevede di collocare l’approdo per le grandi navi al di fuori della laguna di Venezia. È il passo fondamentale per garantire quell’alleanza tra ambiente e lavoro per la quale abbiamo lavorato e dovremo ancor più impegnarci». «Le navi fuori della laguna, cioè quello che veniva bollato come slogan del "No" a tutto ora viene venduto come l’obiettivo del Comitatone - ha detto Giovanni Andrea Martini, consigliere comunale -. Sicuramente è importante aver respinto la soluzione Marghera, ma occorre prestare la massima attenzione alle soluzioni temporanee. Pare abbia prevalso - conclude Martini - la linea di fingere di fare qualcosa per lasciare le cose come stanno. Occorre quindi vigilare perché si arrivi davvero al più presto al progetto definitivo fuori della laguna».

«Gli approdi temporanei potevano in realtà essere decisi fuori Laguna da subito - hanno commentato Marco Zanetti di Venezia Cambia, Michele Boato di Ecoistituto del Veneto e Salvatore Lihard di Caal (Comitato ambientalista altro Lido) - I due terminal Tiv  e Vecon a Marghera per essere resi disponibili complicano il traffico lungo il canale dei Petroli, impegnano a lavori stabili per attrezzare e migliorare le banchine di ormeggio per l’approdo di navi passeggeri lunghe 300 metri. Tutto questo rischia di non essere realmente provvisorio. Il nuovo terminal lungo la banchina nord del canale industriale nord che dovrebbe essere disponibile per il 2022 è dichiarato anch’esso “ temporaneo” ma comporterebbe interventi strutturali impegnativi, costosi e stabili: l’allargamento del canale proprio ora che dall’altro lato lo si sta restringendo ampliando la banchina del Molo Sali: l’arretramento e l’adeguamento della banchina nord comporta la modifica della destinazione d’uso dell’area privata nel piano Urbanistico comunale e nel piano  Portuale, da zona industriale a zona portuale, e l’acquisizione dei terreni privati».


 

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