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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Musile di Piave / Via Dante Alighieri

Il femminicidio di Musile, dalla Campania: "Mariarca aspettava le carte del divorzio"

Il paese del Veneto orientale e Torre del Greco sotto shock per il delitto di domenica. L'omicida, 44enne, "provato" in carcere a Venezia. La vittima voleva ricostruirsi una vita

Non si spegne l'eco della tragedia. Una famiglia distrutta per mano del capofamiglia, Antonio Ascione, che nelle prime ore della mattinata di domenica ha ucciso l'ormai ex moglie, Maria Archetta Mennella, 38enne che abitava in un appartamento di via Dante a Musile di Piave. I due si erano separati consensualmente. Anzi, secondo alcuni vicini di casa di Torre del Greco, nel Napoletano, dove entrambi avevano vissuto fino a poco tempo fa, la donna sarebbe stata in attesa del divorzio (guarda l'articolo di NapoliToday).

Decisa a ricostruirsi una vita. In questo senso anche il trasferimento al Nord (lavorava per Ugo Colella all'outlet di Noventa di Piave) aveva costituito una cesura con il recente passato. La donna, sempre sorridente e legatissima ai due figli della coppia, di 9 e 15 anni, è stata uccisa con 3 coltellate. Due inferte alla schiena e una sotto al seno, forse il fendente fatale.

Secondo alcuni residenti di Torre del Greco, la vittima avrebbe trovato forti resistenze da parte del marito alla fine della loro relazione: "Era una donna solare ed una grande lavoratrice", è il commento di alcuni vicini. A far perdere il controllo all'omicida, che ha confessato il delitto domenica pomeriggio nella caserma dei carabinieri di San Donà di Piave, anche il fatto che nella tarda serata di sabato "Mariarca" (come la chiamavano gli amici) si fosse rifiutata di andare a prenderlo a Jesolo dopo che il 44enne aveva perso l'ultimo bus per andare a casa.

"Certificando", nonostante l'uomo fosse ospitato da un paio di settimane nell'appartamento della donna, che non ci sarebbe stata alcuna possibilità di riallacciare un rapporto. Nelle giornate precedenti al femminicidio Ascione, descritto come "distrutto" per il suo atto in carcere a Venezia, aveva anche regalato un'auto alla vittima. Un'utilitaria che potesse permetterle di raggiungere l'outlet di Noventa, dove lavorava ormai da tempo, con maggiore autonomia. 
 

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