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La preghiera con i fedeli di padre Anatolie davanti alla chiesa chiusa. «La faremo ogni domenica»

La piccola cattedrale all'ex ospedale Umberto ha i cancelli incatenati da martedì dopo la guerra scoppiata tra gli ortodossi greci dell'Arcidiocesi d'Italia e quelli delle comunità dell'Est Europa. «Saremo presenti in modo ordinato e pacifico»

«È stata una giornata di grande dolore e di preghiera per le comunità ortodosse dell'Est Europa. Ci siamo trovati a pregare (40 minuti di Paraclisi, un'antica preghiera del Cristianesimo) nonostante i cancelli chiusi della chiesa e continueremo a farlo. Saremo presenti in modo ordinato e pacifico». È iniziata così la "protesta" non violenta dei fedeli di padre Anatolie, circa cinquemila persone fra la terraferma e il centro storico, che martedì hanno trovato lucchetti ai cancelli e serrature cambiate alla chiesa neogotica dell'ex ospedale Umberto I a Mestre, dal 2015 chiesa della Natività data in comodato d'uso agli ortodossi greci attraverso un accordo con il Comune. Vari anni sono passati, la popolazione delle comunità dell'Est è cresciuta a Mestre ma quando l'arcivescovo della chiesa in campo dei greci, Gennadios Zervos, è morto nel 2020 la politica del nuovo metropolita Stavropoulos Polykarpos è cambiata.

Per lui Padre Anatolie Bitca ha smesso di essere una risorsa, (che conosce oltre al greco il russo, il romeno, il moldavo e l'ucraino) tanto che d'accordo con l'arcidiocesi di Creta decide di farlo rientrare in Grecia ponendo fine al suo distacco in Italia. Intanto lui, che ha messo su casa e famiglia a Mestre, continuando a occuparsi e a dirigere la comunità religiosa dell'ex Umberto I, sempre più numerosa e affezionata, chiede di non essere allontanato e di poter continuare il suo ministero che tante nuove anime ha avvicinato all'Arcidiocesi. Da Venezia la risposta è "No". Padre Bitca dice: «Non mi è mai stato spiegato il perché. I sacerdoti vengono allontanati ma di solito per gravi motivi e io ancora non comprendo la natura di queste ragioni. Ho cercato il dialogo con l'arcivescovo Polykarpos ma non mi è stato concesso». E la guerra continua in tribunale. All'ordinanza del giudice che il 31 luglio ha dato ragione agli ortodossi greci è stato opposto un ricorso dall'avvocato di padre Anatolie, il cui esito è atteso il 17 ottobre. Intanto la comunità rimasta senza la chiesetta di Mestre sta raccogliendo firme per chiedere alle istituzioni che venga lasciato loro lo spazio che era stato concesso, per continuare a professare la fede nella loro lingua.

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