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Cronaca San Donà di Piave

Profughi, San Donà è solidale. Il sindaco di Dolo: "Qui basta, tutti facciano la propria parte"

15 eritrei ospitati da giovedì sera nell'ex Casa Paterna di San Donà. 8 anche a Dolo: "Abbiamo fatto il possibile, ora ognuno si prenda proprie responsabilità"

Sono giovani, tutti provenienti dall'Eritrea: di questa "quota" di profughi si è preso carico il Comune di San Donà di Piave, che giovedì sera ne ha accolti 15 facendoli alloggiare nei locali dell’ex Casa Paterna, gestita dalla cooperativa “Villaggio globale”. "Il grande cuore di San Donà si è aperto per accoglierli", spiegano dall'amministrazione comunale. Sono stati anche raccolti indumenti, provviste e non solo da parte di associazioni caritatevoli, tra cui il Volley Piave che ha regalato alcuni palloni da pallavolo. Durante la notte dorme nella struttura anche un operatore della cooperativa, segnalato dai servizi sociali del Comune, per gestire eventuali emergenze che, comunque, non si sono presentate.

A gestire l’arrivo dei profughi, insieme al sindaco Andrea Cereser, al vicesindaco e assessore alla sicurezza Luigi Trevisiol e all’intera giunta, una suora eritrea della parrocchia di Musile, che ha garantito la mediazione linguistica. «L’incontro con loro è stata un'esperienza importante: appena scesi dal pulmino, quei ragazzi erano seri, cupi – spiega Maria Grazia Murer, assessore all'Integrazione - Quando hanno sentito parlare nella loro lingua si sono rilassati, hanno iniziato a raccontare le loro storie, che sono terribili, e a sorridere». Visibilmente stanchi, i profughi erano provati da un viaggio percorso quasi interamente a piedi dall’Eritrea alle coste libiche che per alcuni di loro è durato quasi tre anni. Sono sbarcati mercoledì sera in Sicilia, durante la notte hanno viaggiato fino a Mestre da dove sono stati condotti a San Donà.

Venerdì mattina nuovi sopralluoghi alla struttura anche da parte del presidente del Consiglio comunale, Francesco Rizzante. I profughi, tutti giovani, di sesso maschile e della stessa nazionalità, rispettano uno dei requisiti richiesti dal sindaco Cereser per garantirne accoglienza, ovvero l’omogeneità dei gruppi in transito. «Siamo riusciti a scongiurare l’ipotesi che i profughi venissero ospitati nelle palestre messe a disposizione dalla Provincia, soluzione poco rispettosa della loro dignità e del decoro, o, peggio ancora, nella caserma Tombolan-Fava – commenta il sindaco – Le operazioni di accoglienza, preparate con scrupolo, si sono svolte regolarmente, senza alcun problema sotto il profilo della sicurezza». «Si è evitato anche l’utilizzo di strutture, come gli alloggi Ater, per evitare di sottrarre risorse alle persone che da anni attendono un alloggio di edilizia residenziale pubblica – conclude il sindaco - Ora, memori delle precedenti esperienze, che non sono state proprio felici, si tratta di avere tempi certi per il transito dei rifugiati».

Sull'emergenza profughi interviene anche il sindaco di Dolo, Alberto Polo, dopo che giovedì la Prefettura di Venezia ha trasferito un nuovo contingente di otto persone nel territorio dolese. "Abbiamo appreso con preoccupazione che la palestra degli istituti scolastici provinciali di Portogruaro è stata aperta d’imperio, nonostante la netta opposizione di quel Comune. Ho inviato oggi alla Prefettura una comunicazione ufficiale, con la quale ribadisco tre punti essenziali. Anzitutto l’assoluta contrarietà all’utilizzo delle palestre provinciali, in particolar modo quella annessa all’istituto Lazzari. Ancora, l'assunzione di responsabilità operata dal Comune di Dolo, che ad oggi ospita in tutto sedici migranti. Infine, l’importante collaborazione con il sindaco di Fiesso d’Artico, che ci ha consentito di individuare una struttura alternativa – l’ex ‘Hotel Riviera’ – nella quale ospitare al massimo una ventina di profughi, struttura che sarà pronta all’uso nell’arco di una decina di giorni".

"Tuttavia deve essere chiaro alla Prefettura - continua Polo - che la sensibilità dimostrata dal Comune di Dolo non va confusa con un’accettazione passiva di decisioni prese in altre sedi. Per questo lancio un doppio appello: il primo a tutte le forze politiche, che non possono permettersi di terrorizzare la popolazione e di cavalcare le paure dei cittadini. Il secondo ai colleghi sindaci della provincia di Venezia: stiamo assistendo a una vera e propria migrazione, della quale ciascuno deve farsi carico. Il numero di sedici migranti ospitati a Dolo è il massimo ipotizzabile: alla chiamata della Prefettura, ieri, abbiamo sollecitamente risposto individuando in breve tempo un’abitazione privata, in luogo periferico, che con l’intervento della cooperativa ‘Città Solare’ è stata resa idonea all’accoglienza di otto persone provenienti dal Bangladesh. Ma qui ci fermiamo. Adesso devono necessariamente intervenire la Regione e gli altri Comuni. La politica del muro contro muro serve esclusivamente ad acuire una situazione d’emergenza: ciascuno faccia la propria parte".

Sul tema torna anche il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro: "Il dramma umano dei migranti ha superato il limite. Venezia non è più in grado di ospitare nessuno sul proprio territorio comunale. È giunto il momento di porre il freno a un fenomeno che sta degenerando, a totale discapito della gente e del territorio. Per questo l'amministrazione comunale non può più mettere alcun posto a disposizione per l'accoglienza. Si tratta, piuttosto, di andare a contrastare con la necessaria decisione ed efficacia quei discutibili soggetti che lucrano sulla sofferenza altrui".

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