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Il nuovo archivio della Biennale all'Arsenale: «Sarà uno spazio aperto alla città»

Oltre alla funzione di deposito per il prezioso patrimonio documentaristico dell'ente, il complesso accoglierà progetti di ricerca, mostre e uno spazio ristorante

Prende forma il progetto del nuovo archivio della Biennale all'Arsenale di Venezia. L'intervento, finanziato tramite due fondi del ministero dei beni culturali, prevede il restauro e la riqualificazione degli edifici dei vecchi magazzini del ferro e delle officine adiacenti. In un ambiente di circa 8mila metri quadrati (con una parte di soppalco) troveranno spazio tutti i materiali raccolti a partire dalla prima Biennale d'arte, istituita nel 1895; inoltre un'area dedicata a studio e ricerca, ma anche a mostre e workshop, incluso uno spazio per la ristorazione. Un ambiente aperto alla città, dunque, che sarà accessibile tutto l'anno. Anche per questa opera la conclusione dei cantieri è prevista entro il 2026: «Il progetto è in buono stato di avanzamento, con i lavori in fase di avvio», riferisce Andrea Del Mercato, direttore generale della Biennale.

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L'operazione è stata illustrata nel corso della IV commissione del 10 gennaio, presieduta dalla consigliera Deborah Onisto. Sul valore dell'archivio si è soffermata Debora Rossi, vicedirettrice della Biennale: «È un patrimonio unico e prezioso, una raccolta di documenti che inizia già dai primi anni della Biennale: 10mila fascicoli di materiale cartaceo, una fototeca con 700mila negativi, 400mila lastre, oltre 1 milione di positivi, una mediateca con i video realizzati dagli anni Settanta in avanti. E poi il fondo costituito dalle opere che ci hanno lasciato gli artisti, una collezione di 12mila manifesti».

Da circa 20 anni tutto il materiale è conservato al parco scientifico tecnologico Vega di Mestre e nel tempo è stato reso accessibile a studenti e ricercatori. «Abbiamo capito che era arrivato il momento di pensare a un'evoluzione dell'archivio e delle sue attività - prosegue Rossi - e così abbiamo individuato nel magazzino del ferro e nelle officine adiacenti la sede più idonea». I vasti spazi del nuovo centro, infatti, permetteranno di ampliare anche le funzioni per il pubblico: l'idea è di realizzare «un centro di ricerca sulle arti contemporanee» che porti alla produzione di pubblicazioni, mostre, attività di college, workshop e piccole esposizioni.

Le caratteristiche del progetto architettonico sono state spiegate dall'architetto Arianna Laurenzi, responsabile dell'unità progetti speciali della Biennale: «Il restauro lascia intatta e visibile la tipologia degli edifici, limitando al massimo le modifiche funzionali degli spazi - riferisce -. Saranno eseguiti interventi di consolidamento delle superfici murarie e del prospetto in mattoni e pietra, mentre all'interno il consolidamento delle strutture metalliche e delle capriate, oltre al ripristino dei soppalchi».

Il fabbricato, dunque, sarà suddiviso in due sezioni: la prima per il servizio al pubblico, incluse circa 30 postazioni per la consultazione, e la seconda destinata ai depositi dell'archivio vero e proprio. Questa seconda parte risponde anche alla necessità di accogliere ulteriore documentazione proveniente da altri enti: «Molti archivi - spiega la vicedirettrice Rossi - ci hanno chiesto di depositare i loro materiali presso di noi: l'archivio di Palazzo Grassi, l'associazione Nuova Icona della Giudecca, l'archivio Ronconi, l'archivio Nono, l'archivio De Martino e così via».

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