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Sede occupata / Santa Croce / Piazzale Roma

Al consolato ungherese di Venezia la protesta per Ilaria Salis

Gli attivisti del centro sociale Rivolta hanno occupato la sede a piazzale Roma con lo striscione "Ilaria Salis libera subito"

A Venezia, venerdì mattina, una trentina di attivisti del centro sociale Rivolta ha occupato la sede del consolato ungherese a piazzale Roma. Hanno portato uno striscione con la scritta "Ilaria Salis libera subito", sollecitando un intervento deciso in aiuto della 39enne italiana detenuta in Ungheria dall'11 febbraio scorso, con l'accusa di lesioni a due neonazisti. L'iniziativa si è svolta mentre il ministro della giustizia, Carlo Nordio, è in visita a Padova.

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«Vogliamo Ilaria libera subito - spiegano - perché questo processo è una farsa che vuole solo punire l'antifascismo, in uno stato dove vengono non solo tollerate, ma promosse, le ronde anti migranti ai confini e una politica antidemocratica». Da quasi un anno Salis è rinchiusa in carcere in condizioni disumane, come hanno fatto notare le associazioni internazionali che si occupano di diritti umani. Le testimonianze del padre di Ilaria, Roberto Salis, raccontano di una detenzione tra scarafaggi, topi, cimici da letto e l'impossibilità di comunicare regolarmente con l'esterno. Le immagini del processo, con Salis incatenata a polsi e caviglie, danno la misura delle condizioni in cui è trattenuta. Mentre «il governo Meloni - aggiungono gli attivisti - certamente non si distingue per la vicinanza alla connazionale, e si limita a chiedere un equo processo».

L'avvocata Aurora D'Agostino, assieme al collega Giuseppe Romano, è andata a Budapest in qualità di osservatore internazionale per presenziare all'udienza di Ilaria Salis, insegnante di 39 anni. «È accusata formalmente di lesioni - ha spiegato a Today - ossia di aver aggredito due militanti dell'ultradestra che hanno avuto una prognosi che va dai 5 ai 7 giorni. In Italia si va dal giudice di pace per queste cose. Si chiamano percosse, da noi. In Ungheria invece si rischia una pena disumana, che è poi quella che viene richiesta, 24 anni di reclusione».

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