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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Cloe Bianco, vittima di transfobia: studenti in piazza e proteste

Mercoledì pomeriggio, alle 18, presidio in Campo San Geremia organizzato da Udu e Studenti Medi. Gli organizzatori: «Chiediamo le dimissioni di Donazzan»

«Subito dopo la pubblicazione di questo comunicato porrò in essere la mia autochiria, ancor più definibile come la mia libera morte». Sono le prime parole che si leggono in un post pubblicato nel sito "Persone Transgenere": la lettera è firmata da Cloe Bianco, l'ex docente di fisica di San Donà che finì sulla cronaca nel 2015 dopo essersi presentata in classe vestita da donna. Il suo corpo è stato trovato carbonizzato sabato scorso ad Auronzo di Cadore, all'interno di un furgone adibito a camper parcheggiato in un'area di sosta e andato in fiamme. Sette anni prima Cloe decise di fare "coming out", presentandosi ai suoi studenti del primo anno dell'istituto Mattei: «Buongiorno, d'ora in poi chiamatemi Cloe».

La vita difficile di Cloe

Una scelta che le costò la sospensione per tre giorni dall'insegnamento e poi lo spostamento a ruoli di segreteria, lontana dai suoi studenti. Lei fece ricorso al giudice del lavoro, chiedendo anche un risarcimento danni di 10mila euro al ministero dell’Istruzione per i danni subiti a causa della sanzione, ma lo perse e si rifugiò nel suo camper, quello in cui il 10 giugno si è tolta la vita. Vittima della transfobia, di anni di pregiudizi e umiliazioni. Per rendere l'idea, basta leggere le parole di una studentessa che su Facebook ha ricordato la tragica morte della docente: «Era la mia professoressa e la cosa peggiore è che i genitori in primis erano delle merde che la vedevano come un fenomeno da baraccone facendo code lunghissime ai colloqui con lei (cosa che prima non succedeva mai) solo per vederla di persona e poi deriderla».

Nel 2015 la 58enne, docente di Fisica dell’istituto Scarpa-Mattei, fu al centro anche di aspre polemiche politiche. Al tempo, un genitore scrisse una lettera di indignazione ad Elena Donazzan, assessore regionale all’Istruzione, la quale pubblicò la missiva sul proprio profilo Facebook dichiarando l'accaduto «una follia» e la richiesta «che siano presi dei provvedimenti». «Partiamo dal presupposto che non ci devono essere giudizi di tipo personale - ha attaccato Donazzan - ma la sessualità è un fatto personale e privato e la scuola è un luogo pubblico. Questo insegnante ha disorientato una classe, andando vestito in maniera ridicola. Con parrucca bionda, seno finto e minigonna non si va a scuola, ma da un'altra parte. Questa persona - conclude - non può insegnare così».

Le polemiche dopo il tragico gesto

Donazzan, intervistata in questi giorni da Radio 24, è tornata a parlare di Cloe. «Il movimento Lgbt sta usando, e questa è una cosa abbastanza sconvolgente per me, sta usando la morte tragica di una persona, per farne una polemica politica. Io credo che oggi chi ha lasciato solo il professor Bianco sia proprio il movimento Lgbt, perché a sette anni di distanza cercare visibilità attribuendo una responsabilità senza farsi la domanda se forse tutto quel loro clamore, tutto quel loro aver sempre usato in vita quando il professor Bianco fece coming out su qualcosa di diverso, perché dire che si è omosessuali è un’affermazione, presentarsi in classe – perché questo accadde – con una parrucca bionda, un seno finto, una minigonna e i tacchi è un’altra cosa. Venne usato allora come bandiera di grande coraggio e oggi viene usato per fare una polemica tutta politica perché io sono di Fratelli d’Italia», ha detto Donazzan ai microfoni di Radio 24, parlando al maschile della professoressa transgender, etichettandola ancora come «un uomo vestito da donna» e denunciando di aver ricevuto insulti e minacce di morte sui profili social indirizzate a lei e alla sua famiglia.

Venerdì e sabato, in diverse città del Veneto, studenti e associazioni hanno manifestato per dire no alla transfobia. Altre iniziative sono in programma nei prossimi giorni, come l'assemblea organizzata martedì 21 giugno (ore 18) da Non una di meno Venezia ai Giardini Sant’Elena e il presidio dell'Unione degli universitari (Udu) e della Rete Studenti Medi giovedì 23 giugno, in campo San Geremia. «Come studentɜ antifascistɜ - spiegano - abbiamo deciso di scendere in piazza, ancora una volta, chiedendo le sue dimissioni e criticando il suo operato insieme a quello di Luca Zaia, presidente del Veneto, che troppo spesso ha preferito mantenere il silenzio o addirittura dichiararsi favorevole alle prese di posizione di Elena Donazzan».

Selvaggia Lucarelli difende Donazzan 

E mentre la rete degli studenti chiede le dimissioni dell’assessora del Veneto, a difendere Donazzan arriva Selvaggia Lucarelli, per la quale «le semplificazioni sulle cause di un suicidio con tanto di ricerca dell’istigatore (l’assessore Elena Donazzan) sono una vigliaccata superficiale». «Semplificare una questione così dolorosa e privata è esattamente quello che ha fatto la Donazzan con Cloe, strumentalizzato per fini politici», ha aggiunto nel suo post su Instagram la giornalista, concludendo: «La vita di Cloe Bianco non la conosciamo quasi per nulla e da quello che sembra i problemi non riguardavano solo il lavoro, ma anche la sfera familiare e delle amicizie».

L'articolo originale è su VicenzaToday.

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