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Cronaca Camponogara

Rapper trovato morto, in settimana l'autopsia. C'è un arresto

Di uno straniero che potrebbe essersi messo in contatto con Cristian Trolese, il 21enne di Camponogara scomparso tra mercoledì e giovedì, per vendergli sostanze

Forse è passato dalla vita alla morte nel sonno: sarà l'autopsia a stabilire com'è morto Cristian Trolese, 21enne di Camponogara trovato senza vita a casa della nonna con cui viveva, tra giovedì e venerdì. Il suo cuore aveva già smesso di battere quando è stato trovato: i medici del Suem non hanno potuto fare nulla. E ora per Trolese la procura di Venezia ha disposto l'esame autoptico che sarà nei prossimi giorni. Risulta arrestato un ragazzo straniero in conseguenza del reato di spaccio. Si tratterebbe di un pusher della zona che in base alle verifiche degli inquirenti potrebbe essersi messo in contatto con Trolese per vendergli droga.

Il 21enne di Camponogara, conosciuto come il «rapper» per le canzoni che amava comporre, alcune di queste pubblicate su Spotify e Youtube ("Cicatrici", "Overdose per Louis", "Alcool e Benzo", "Giovane Ragazzo morto"), non è scomparso per mano di terzi. Non sono stati trovati segni di violenza. Dubbi restano sull'assunzione di stupefacenti: l'autopsia dirà se, quali e quanti ne avrebbe presi, attraverso l'esame tossicologico. Al momento, più che la droga, è plausibile che a determinare l'arresto cardiaco di Trolese sia stato un mix di alcol e medicine, queste ultime peraltro adoperate dietro prescrizione medica.

È possibile che Cristian Trolese non fosse solo al momento della morte: ma l'ipotesi che con lui ci fosse lo spacciatore appare priva di fondamento per ora. I carabinieri di Camponagara indagano comunque ogni possibilità, dopo aver esaminato a lungo il contesto in cui è stato trovato il giovane. Appena il pm avrà dato l'incarico per l'autopsia sarà cura dei militari avvisare la famiglia, in modo che possa nominare i suoi periti, e in questo contesto il medico legale potrà poi dare le prime indicazioni al pm sulle ragioni della scomparsa. Trolese ha avuto un passato molto complicato e il rap era la sua «valvola di sfogo»: metteva in musica il dolore che aveva dentro. Orfano di padre, era cresciuto con i nonni perché la mamma, per motivi di salute, non se n'era potuta prendere cura. Diventato adulto accanto al nonno, suo punto di riferimento, Cristian si è poi dovuto separare anche da lui ad agosto, quando l'uomo è scomparso. Gli era rimasta la nonna, con cui viveva, uno zio residente altrove e la grande passione per la musica rap a cui affidare i pensieri, a volte i più bui, e la sua fragilità.

Le frasi affidate dal giovane ai social, dove parla di «morte» e «suicidio», fanno pensare a un gesto estremo. Anche i testi delle sue canzoni fanno spesso riferimento alle stesse parole. Però secondo gli inquirenti questi elementi non si possono considerare una chiara manifestazione della sua volontà di togliersi la vita. Cristian si era sempre dato da fare riuscendo a cavarsela, dice chi lo conosce. Riguardo alle droghe, se qualcosa aveva cominciato ad assumere è stato dopo la morte del nonno. Un altro peso enorme da affrontare, davvero troppo grande per lui».

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