Il premio Nobel Rigoberta Menchú a Ca' Foscari: "Giovani riscoprano missione sociale"
La guatemalteca, insignita del prestigioso riconoscimento nel 1992, è intervenuta all'Auditorium Santa Margherita. Il suo intervento incentrato sulla decadenza
"Sono qui per offrire e scambiare esperienza". Con queste parole si è presentata Rigoberta Menchú Tum, premio Nobel per la pace 1992, all'Auditorium Santa Margherita, martedì mattina durante la Ca' Foscari Public Lecture dal tema "La cultura maya y el respeto del medio ambiente".
Un intervento a tutto tondo quello della Menchú, incentrato sulla decadenza: da quella spirituale, dalla quale deriva quella materiale, a quella sociale, la più preoccupante. C'è stato il tempo per parlare anche di ambiente "di cui si parla tanto, ma per il quale si fa molto poco" e delle nuove generazioni: "i giovani ritorvino la forza di recuperare una missione sociale - ha sottolineato - per costruirsi una vita piena e felice".
LA SUA MISSIONE - Mentre i suoi fratelli scelsero la via della guerriglia, Rigoberta Menchú iniziò una lotta pacifica di denuncia del regime guatemalteco e della sistematica violazione dei diritti umani ai quali la gente indigena è sottoposta. Su un paese che oggi conta 12.700.000 abitanti, si denunciano circa 45.000 desaparecidos, frutto delle dittature e della guerra civile che hanno colpito il Guatemala in anni recenti.
Per sfuggire alla repressione si esiliò in Messico, e pubblicò la sua autobiografia “Me llamo Rigoberta Menchú y así me nació la conciencia” (1983), curata dall’antropologa venezuelana Elizabeth Burgos. Con questo libro straordinario Rigoberta Menchú ha raccontato al mondo intero la drammatica condizione delle popolazioni amerindiane del Guatemala.