rotate-mobile
Cronaca

Tassa d'imbarco, Save: «Scelta improvvisata e unilaterale del Comune»

Il gruppo che gestisce lo scalo di Tessera punta il dito contro l'amministrazione, sottolineando i rischi per l'indebolimento dei flussi e l'economia

«Decisione improvvisa e improvvisata dell'amministrazione comunale». Così Save, gruppo che gestisce lo scalo aeroportuale di Venezia, commenta la scelta «unilaterale» del Comune di Venezia di istituire una tassa di 2,50 euro per tutti i passeggeri in partenza da Tessera a partire da aprile 2023.

La società: «Appresa la notizia dai giornali»

La società si dice sconcertata di aver appreso la notizia solo dai giornali e si riserva di approfondire la «delicatissima materia nei prossimi giorni, dichiarando sin d’ora la propria profonda preoccupazione per gli effetti che un ulteriore balzello provocherebbe sicuramente sui voli e sull’economia del territorio veneto».

Save spiega che le attuali tariffe a carico dei vettori, applicate da tutti gli aeroporti italiani, si compongono di oneri aeroportuali per i servizi forniti dagli scali e di un’addizionale comunale, «introdotta nel 2003 e incrementata negli anni, da ultimo nel 2015, di 6,50 euro, 5 dei quali  versati all’Inps e 1,5 all’Erario, che a sua volta ne gira una parte al Comune di riferimento».

La nuova tassa di 2,50 euro si va dunque a sommare alle precedenti, con oneri che, come manifestato tra gli altri da Aicalf, l’associazione delle compagnie low cost, «costringerebbero i vettori a rivedere i propri investimenti in laguna, a danno non solo del turismo, ma anche delle aziende che utilizzano l’ampia offerta voli dello scalo per raggiungere mercati esteri».

«Una cifra apparentemente contenuta come 2,50 euro - continuano dalla società - implica per i vettori l’erosione del margine unitario per passeggero in un range fra il 40 e il 60 per cento e può dunque portare a spostamenti anche su scali vicini che non applichino questo ulteriore balzello. Va osservato, infatti, che gli aeroporti vicini di Bologna, Trieste, Bergamo e Milano, oltra a Treviso e Verona nel sistema del nordrst, o perché non possono, o perché non vogliono, non hanno mai considerato la tassa decisa dall’ amministrazione comunale».

Più in generale, secondo Save, «contrariamente a quanto affermato con diverse versioni dall’assessore al Bilancio, Michele Zuin, nessun’altra città ha ancora preso decisioni e men che meno applicato la tassa contestata. L’assessore appare dunque quanto meno male informato, visto che non solo tutti gli aeroporti circostanti non hanno il livello di tasse previsto a Venezia, ma che per giunta lo scalo di Trieste gode di contributi milionari ogni anno da parte della Regione a statuto speciale Friuli Venezia Giulia e a breve riceverà ulteriori provvidenze per i voli in “continuità territoriale”».

Danno per economia e lavoratori

L'allontanamento delle compagnie aeree da Venezia determinerebbe un grosso danno per il territorio e per i lavoratori: «Nel 2021, l’aeroporto, terzo scalo intercontinentale nazionale, - continua Save - ha impiegato circa 32.000 persone tra impatto diretto, indiretto e indotto, determinando un Pil di oltre 400 milioni di euro. È evidente il rischio tangibile di indebolimento di quei flussi turistici che, per le loro proprie ed evidenti caratteristiche, portano maggiore ricchezza, con permanenze medie più elevate in città e nel Veneto».

«L’introduzione da parte del Comune di una nuova tassa sui passeggeri - conclude il gruppo - va nella direzione opposta al lavoro che l’intera comunità aeroportuale, con grande responsabilità, sta portando avanti. Oltre a ciò, la nuova tassa andrebbe a detrimento dei residenti nel Veneto che, come detto, nel 2022 hanno costituito circa il 40% del totale passeggeri in partenza dal Marco Polo».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Tassa d'imbarco, Save: «Scelta improvvisata e unilaterale del Comune»

VeneziaToday è in caricamento