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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Pianiga

Migranti costretti a lavorare gratis, senza scarpe e formazione: sequestrata cooperativa

Operazione della squadra mobile a Vigonza. La società ha sedi anche a Pianiga e all'interno del carcere di Rovigo

Gli agenti della squadra mobile di Padova hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo nei confronti di una cooperativa con sede a Vigonza, e "distaccamenti" a Pianiga e all'interno del carcere di Rovigo. Il provvedimento è stato disposto dalla procura, al termine di un lavoro d'indagine degli investigatori nei confronti di un 48enne padovano, già presidente della società in questione, fino allo scorso dicembre. Le accuse a suo carico sono violazione in materia di immigrazione, caporalato ed estorsione.

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L'uomo impiegava operai senza formazione, assistenza medica e infortunistica, per prestazioni di assemblaggio ed etichettatura, anche con l’uso della pressa. I lavoratori erano privi di protezioni individuali, addirittura senza scarpe, e in situazione alloggiativa degradante, a partire da carenza di cibo, vestiario e medicine.

Si tratta, nello specifico, di 19 cittadini stranieri, provenienti da Mali, Burkina Faso, Senegal, Costa D’Avorio, e Guinea, giunti irregolarmente in Italia nell’aprile 2023, e poi assegnati, come richiedenti asilo in attesa di rilascio del titolo di soggiorno, ad una seconda cooperativa, con sede nel medesimo stabile capannone. Approfittando del loro stato di bisogno, i migranti erano costretti a sottoscrivere un patto formativo di lavoro volontario, quantomeno di tre mesi, dietro minaccia della perdita di ospitalità e del ritardo nella formalizzazione in questura delle istanze per ottenere asilo.

L’indagine è partita al termine di una perquisizione personale e domiciliare nei confronti di un uomo tunisino, espulso dal territorio italiano l'11 giugno 2019, e rientrato illegalmente in Italia. Gli investigatori hanno appurato, nella circostanza, che era stato assunto dalla cooperativa, per quanto privo di un valido titolo di soggiorno. Una volta sequestrata la documentazione, è stato poi accertato  come la medesima cooperativa avesse alle sue dipendenze numerosi cittadini stranieri, di cui solo alcuni regolari in possesso dei requisiti necessari per la permanenza sul territorio nazionale.

Pur essendo impiegati in un vero e proprio rapporto di lavoro di natura subordinata, con orari fissi e mansioni specifiche, gli stranieri lavoravano senza alcun titolo e senza alcuna retribuzione. Benché non conoscessero la lingua, sono stati costretti a sottoscrivere accordi per un «patto formativo di inclusione sociale» a titolo di «volontariato». I lavoratori avrebbero poi dichiarato di avere accettato il patto in questione per paura di perdere l'ospitalità fornita e il "pocket money" garantito dalla prefettura.

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