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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Carceri venete sovraffollate, 500 detenuti in più di quanti ne possono ospitare

A fare il punto sui penitenziari sono stati il procuratore generale di Venezia e il presidente della Corte d'Appello. Sono 6 i suicidi di reclusi in un anno, Citterio: «È un problema che va affrontato»

Continuano a essere anni neri per le carceri italiane, alle prese con sovraffollamenti, cattive condizioni di vita e suicidi. Un quadro che rispecchia a pieno anche la situazione degli istituti penitenziari veneti, che ospitano un numero di detenuti ben superiore a quello che potrebbero regolarmente contenere. A tracciare la situazione è stato venerdì mattina il procuratore generale di Venezia, Federico Prato, che alla vigilia dell'inaugurazione dell'anno giudiziario 2024 ha fatto il punto su andamento della criminalità e carenze di personale nel comparto della giustizia del Veneto.

I dati sono eloquenti: nelle carceri della nostra regione, a luglio 2023, erano presenti 2.481 detenuti, quasi 500 in più rispetto ai 1.947 che potrebbero essere ospitati. E il trend non accenna a diminuire: «Le presenze sono in costante aumento - ha spiegato Prato -, e la situazione di sovraffollamento degli istituti di pena è particolarmente preoccupante». Delle persone recluse, circa la metà (1.250) erano stranieri, 131 le donne, «con una netta prevalenza di detenuti definitivi rispetto a quelli non definitivi».

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Le case circondariali contengono più persone di quante potrebbero e dovrebbero, «e questo comporta l'aumento di suicidi e tentati suicidi - ha sottolineato il procuratore generale lagunare -, sintomo di un profondo malessere della popolazione detenuta, a cui si aggiunge l'alta percentuale di carcerati che soffrono di disturbi psichici». In un anno, tra luglio 2022 e giugno 2023 (intervallo cui si riferiscono i dati forniti), sono state in tutto 6 le persone a togliersi la vita, 2 in più rispetto ai 12 mesi precedenti. I tentati suicidi sono stati 99 (circa due alla settimana), mentre gli atti di autolesionismo hanno toccato quota 787. «È significativo - ha sottolineato il presidente della Corte d'Appello di Venezia, Carlo Citterio - che siano soprattutto gli istituti che hanno una maggiore sovraoccupazione a presentare un numero maggiore di queste situazioni. È un problema che va affrontato».

La situazione di grave disagio è testimoniata anche dai numerosi episodi registrati al carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia, saliti agli onori della cronaca negli ultimi mesi. Risale ai primi giorni di dicembre una rivolta all'interno della casa circondariale maschile: dopo aver sventato un tentato suicidio, gli agenti in servizio hanno dovuto far fronte a una vera e propria sommossa, con giornali bruciati, lancio di oggetti, grida e proteste da parte degli altri detenuti. Un quadro che denota «condizioni problematiche», aveva commentato Giovanni Vona, segretario del sindacato autonomo regionale di polizia penitenziaria (Sappe), sottolineando una «situazione esplosiva» causata da affollamento e carenza di personale in servizio. Con una riflessione sulle difficoltà patite non solo dai detenuti, ma anche da chi nel carcere ci lavora.

Lo stesso sindacato era intervenuto anche in merito ai tre suicidi registrati nel corso del 2023 nel penitenziario lagunare. «Abbiamo sempre detto che la morte di un detenuto è una sconfitta per lo Stato. Abbiamo segnalato la gravità del momento storico, la carenza di personale, i turni massacranti», per questo «abbiamo avvisato, congiuntamente con tutti i sindacati, gli uffici superiori e il prefetto di Venezia».

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