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Cronaca

Contributo d'accesso, i motivi dei tanti "No". Dubbi sui turisti della terraferma

Le ragioni di partiti, associazioni e organizzazioni che bocciano la misura decisa dalla giunta comunale Brugnaro. C'è una voce fuori dal coro e dice: «Sì al ticket, sostituirlo alla tassa di soggiorno. In questo Venezia può fare da apripista»

Le varie reazioni all'entrata in vigore del contributo d'accesso a Venezia, in via sperimentale per un mese dalla prossima primavera, sono tutte a vari gradi più o meno contrarie. L'Unesco è da poco tornata a ribadire la minaccia dell'overtourism sulla città fragile, con questo, dopo vari rinvii si dovevano fare i conti. Ma che sia un ticket da 5 euro a scoraggiare gli arrivi dei visitatori nelle giornate critiche e a regolare i flussi all'ingresso nel centro storico lagunare per l'opposizione politica, vari gruppi e associazioni e qualche osservatore esterno sembra dubbio.

Il contributo, a partire da 5 euro in linea generale e con regole e casi specifici ancora da definire, è «uno strumento che monetizza il danno ma non lo impedisce» dice il consigliere comunale Gianfranco Bettin (Venezia Verde Progressista). «Ciò che serve per affrontare il problema che col ticket si vorrebbe gestire è studiare e attuare strumenti di blocco degli accessi nei giorni in cui si supera la soglia tollerabile (e, dunque, prima, definire tale soglia) e forme di prenotazione gratuita».

Secondo Giuseppe Saccà, capogruppo del Partito Democratico, nell'emendamento appena approvato dalla giunta, «le esenzioni al ticket sono aumentate». Vale a dire il provvedimento, dopo anni di discussioni, è indebolito. Sara Arco, consigliera Pd della Municipalità di Venezia, afferma che i temi della privacy e della soglia (numero massimo di visitatori che possano essere contemporaneamente presenti in città) nonostante le discussioni «sono rimasti irrisolti».

C'è poi l'aspetto politico dell'approvazione del provvedimento in Consiglio comunale. «Una forzatura pretendere che si vada al voto in aula fra qualche giorno, il 12 settembre», l'idea del capogruppo di "Tutta la città insieme!", Giovanni Andrea Martini. Critico e attivo da subito sull'aspetto della privacy, dei controlli e delle contestazioni che ne potrebbero derivare è da sempre il consigliere Marco Gasparinetti (Terra&Acqua) e dura sul fatto che non siano state prese in considerazione tutte le osservazioni presentate negli anni dai componenti del parlamentino di Ca' Farsetti è la segretaria comunale del Partito Democratico, Monica Sambo: «Il fine ultimo della giunta è sempre quello di fare cassa».

Della stessa corrente politica, il consigliere dem Paolo Ticozzi si è scagliato contro la "scomparsa" dell'istruttoria partecipata. Strumento democratico che permette per regolamento la partecipazione alle importanti decisioni che riguardano la città da parte della popolazione, «è stato prima annacquato e quindi eliminato - ha detto -. Ho scritto al prefetto Michele Di Bari perché è grave dal punto di vista istituzionale che il centrodestra tenti di ignorare e insabbiare la richiesta di istruttoria partecipata che 11 consiglieri di opposizione hanno fatto nel pieno rispetto dei regolamenti, per chiedere un ascolto vero delle persone sul ticket d'ingresso».

Da Piazza San Marco, il presidente dell'omonima associazione, Claudio Vernier, ieri ha fatto sapere cosa ne pensa via social. «Il messaggio al mondo personalmente penso dovesse essere un altro: Venezia è cambiata e vi saprà accogliere nel migliore dei modi, con più servizi e con una ritrovata vivibilità. Far pagare 5 euro per cosa? Chi paga pretende, non dimentichiamocelo. Aspettiamo di vedere il progetto definitivo». "Attendista" anche Paolo Bonafé, segretario del partito Azione Venezia. «Vedremo l'effetto che il ticket d'ingresso farà», a questo punto non rimane che osservare gli effetti, invece la Cgil di Venezia, da Ca' Marcello, di aspettare non ci pensa proprio e chiede che le risorse che entreranno nelle casse del Comune dai ticket da 5 euro versati, «nell'avamposto medievale in cui basta pagare per entrare», siano da subito vincolate e destinate «ad agevolare il lavoro nella città storica e a rafforzare i servizi alla persona a Venezia e nelle isole».

Voce fuori dal coro è quella di Marco Michielli, presidente di Confturismo Veneto. «Ok al contributo, a patto che non venga fatto pagare ai turisti residenti, quelli che alloggiano nelle strutture ricettive per intenderci, perché già pagano la tassa di soggiorno - lo stesso pensano tutti i Comuni del litorale: non si può pensare di far pagare l'ulteriore tassa a chi è ospite nei campeggi e nelle strutture ricettive balneari o mestrine e vuole visitare la città storica - Anzi, pensandoci bene - continua Michielli - considerati gli introiti garantiti dal contributo d’accesso si potrebbe abolire la tassa di soggiorno. L’ingresso a pagamento a Venezia mi vede favorevole: l’Italia vive a metà tra luoghi invasi da torme turisti di giornata che nulla lasciano sul territorio tranne cartacce e località che pagherebbero per poter attirare perfino questo tipo di turismo. Venezia potrebbe fare da apripista ad altre località afflitte dalla piaga del sovraffollamento dei visitatori, dalle Cinque Terre a San Giminiano».

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