Valeria Solesin morta tra le braccia del fidanzato, un solo colpo fatale

Un compito terribile, difficile: recuperare nella mente quel tragico venerdì sera quando la sua Valeria Solesin è morta, colpita a tradimento da un commando barbaro, senza scrupoli e in nome di una religione. Recuperare attimo per attimo e raccontarlo ai carabinieri. E' stato il difficile percorso di Andrea Ravagnani, il fidanzato di Valeria Solesin, ricercatrice veneziana uccisa dai militanti dell'Isis, sentito nelle scorse ore dai carabinieri insieme agli amici.

"E' stata colpita da una delle prime raffiche" sono le parole del giovane che insieme a Valeria stava trascorrendo la serata all'insegna della musica nel locale Bataclan di Parigi. Secondo quello che è trapelato gli spari l'hanno colpita quasi subito facendola cadere tra le braccia del giovane che cercava di proteggerla. I colpi non le hanno lasciato scampo, la ragazza è morta poi dissanguata proprio tra le sue braccia. Momenti che nessuno mai potrà cancellare dalla sua mente, l'ultimo ricordo tragico della sua amata Valeria.

Sarebbe stato uno lo sparo "fatale", come ricostruito tramite l'esame esterno della salma condotto sabato pomeriggio all'ospedale Dell'Angelo. Un accertamento durato circa tre ore, durante il quale sono state effettuate anche delle Tac. Il proiettile, sparato dall'alto dal ballatoio alla platea (ma le testimonianze concordi dei presenti escludono la possibilità di "fuoco amico" e pure di un'esecuzione), avrebbe colpito Valeria sulla parte sinistra del volto, all'altezza della mandibola, per poi perforare il polmone e uscire dalla schiena. La giovane sarebbe morta dissanguata, tra le braccia del suo ragazzo. Mentre tutt'attorno i terroristi sparavano per finire i feriti. Il gruppetto (nel locale si trovava anche la sorella di Andrea con il fidanzato) poi sarebbe stato costretto a uscire durante il blitz delle teste di cuoio, lasciando Valeria. Ormai priva di vita.