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Cronaca

A Venezia la class action contro Volkswagen: in tribunale a febbraio

Il Codacons ha notificato formalmente l'azione legale mercoledì, per il caso delle emissioni falsificate. In ballo una serie di rischieste di risarcimento

Un caso di portata internazionale che ora approda in laguna con la prima class action intentata contro Volkswagen, casa automobilistica tedesca accusata di "truccare" i dati sulle emissioni delle auto a diesel. Il Codacons ha presentato formale atto di citazione mercoledì mattina al Tribunale di Venezia, territorialmente competente perché Volkswagen Group Italia s.p.a. ha sede a Verona. L’azienda, spiega Codacons, dovrà comparire davanti ai giudici il prossimo 11 febbraio, per rispondere delle richieste risarcitorie avanzate dall'associazione.

Nel dettaglio, gli interessi che secondo Codacons sono stati violati sono: responsabilità per violazione delle norme su correttezza e buone fede, inadempimento contrattuale, diversità del bene venduto rispetto a quello voluto ed elusione delle norme sulla concorrenza. "Il consumatore - si specifica - è vittima (in caso di accertata responsabilità della Volkswagen) di pratiche commerciali scorrette, di pubblicità ingannevole ed aggressiva per occultamento fraudolento di dati sul rispetto delle norme che impongono limiti massimi di emissione". In sostantza l'azienda "ha venduto un mezzo diverso da quello richiesto dal consumatore, in quanto del tutto privo dei requisiti essenziali per la sua corretta individuazione". Dal punto di vista legislativo la Volkswagen si sarebbe resa protagonista di inadempimento contrattuale ai sensi del combinato disposto di cui agli articoli 1218, 1476 n. 1, 1477 comma 1 e 1197 del codice civile. Inoltre ci sarebbe la violazione degli articoli 20, 21 e 23 del codice del consumo, visto che il messaggio dell'azienda avrebbe fornito non solo informazioni non corrette, privando il consumatore della libertà di autodeterminazione ed inducendolo ad assumere una decisione che non avrebbe altrimenti preso, ma anche notizie ingannevoli sottoponendo l'utente anche a sanzioni in caso di accertamenti sulle emissioni del proprio mezzo.

Inoltre ad essere leso, secondo Codacons, è il diritto ad un ambiente salubre, che evidentemente coinvolge tutti i cittadini residenti nei Paesi in cui sono state vendute automobili che parrebbero essere costruite in violazione dei limiti massimi di emissione. Dai fatti discenderebbe una responsabilità ex articolo 2043 del codice civile in quanto la Volkswagen, vendendo mezzi apparentemente rispettosi dei limiti delle emissioni, ha determinato, tramite l'utente inconsapevolmente coinvolto, l'emissione di sostanze tossiche nell'atmosfera e quindi un pregiudizio ambientale per la salute umana. "Il danno, per il singolo utente - continua Codacons - si configura sia in termini di acquisto di un mezzo diverso da quello voluto che come pregiudizio derivante dalla circostanza di dover subire quotidianamente emissioni nocive stante la grave lesione del diritto a vivere in un ambiente salubre. Paradossalmente, poi, il consumatore ha subito il danno di avere inconsapevolmente immesso nell'ambiente sostanze tossiche e comunque in una percentuale superiore rispetto quella prevista dalla legge".

"Tutti i proprietari di vetture del gruppo Volkswagen coinvolte nello scandalo - si conclude - possono ora formalmente preaderire alla class action, in attesa della pronuncia del Tribunale sulla ammissibilità, compilando i moduli pubblicati sul sito www.codacons.it , e chiedere il risarcimento dei danni subiti in relazione agli illeciti subiti, alla perdita di valore dell’automobile, al danno esistenziale da inquinamento involontario, ad eventuali richiami delle vetture, eccetera, per un importo compreso tra 10mila e 50mila euro ad automobilista".

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