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Lunedì, 29 Aprile 2024
L'allarme / Marghera

Crisi di Suez: «Export veneziano a rischio per mezzo miliardo di euro»

L'analisi di Confartigianato: gli attacchi in Medio Oriente potrebbero avere ripercussioni gravi sull'economia veneziana

La crisi in Medio Oriente e gli attacchi terroristici che bloccano il transito delle merci nel canale di Suez rischiano di causare pesanti ripercussioni sull'economia lagunare. Secondo l'analisi di Confartigianato Venezia, il danno stimato dal rallentamento dei traffici nel mar Rosso «rischia di far tracollare il sistema dell’export nell’area metropolitana, mettendo in crisi un sistema che in termini economici supera il mezzo miliardo di euro». È di 583 milioni di euro, per la precisione, la stima del volume economico dell'export che attraversa quelle aree per raggiungere mercati di paesi ad alto interscambio commerciale via nave, come Cina, India, Arabia Saudita, Giappone, Corea del Sud, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Iraq e Indonesia.

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Mercati che ora si trovano in stallo. «Si tratta di numeri pesantissimi, che rischiano di gravare sulla nostra economia in un momento molto delicato - commenta il presidente della Confartigianato metropolitana di Venezia, Siro Martin -. Basti pensare che la nostra regione è la terza d’Italia tra quelle più esposte, con quasi 6 miliardi di euro di merci esportate via mare attraverso il canale di Suez e il mar Rosso, pari al 3,2% del Pil. La nostra provincia invece è al quinto posto tra quelle del Veneto, ma gli effetti collaterali temiamo possano essere gravi». Ad essere colpita dalla crisi, infatti, è anche l’area portuale veneziana dove inevitabilmente i traffici stanno subendo delle ripercussioni, ma non solo. La crisi in corso rischia di frenare, se non fermare, l’arrivo di gas liquido dal Qatar, che in Veneto è destinato al rigassificatore di Rovigo. «Con il rischio - prosegue Martin - di un’impennata dei costi energetici legati al gpl, soprattutto per i comparti energivori come quelli del vetro, già pesantemente penalizzati dalla crisi scoppiata tra Russia ed Ucraina, oltre che per le bollette delle famiglie».

Insomma, questa nuova crisi internazionale, le cui dimensioni non sono ancora del tutto definite, sta già facendo tremare le prospettive della nostra economia. «Anche perché - conclude Martin - questa instabilità a cascata rischia di frenare la fiducia di famiglie ed aziende, limitando la propensione ad investire delle imprese stesse. Inoltre il caos forniture potrebbe lasciare un segno sull’inflazione, bloccando gli attesi tagli di Fed e Bce sui tassi di interesse e rendendo ancor più complesso l’accesso al credito: una prospettiva drammatica per il nostro tessuto economico».

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