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Morboso e geniale, "Poor Things" di Yorgos Lanthimos è la rivelazione della Mostra del Cinema

Il regista greco Yorgos Lanthimos ha realizzato un meraviglioso pastiche cinematografico capace di raccontare la storia dell'essere umano attraverso le vicissitudini della protagonista Bella Baxter, una giovane donna che viene riportata in vita dallo scienziato Godwin Baxter

Prendete Frankenstein Junior di Mel Brooks e unitelo alle suggestioni di Edward mani di forbice di Tim Burton: Poor Things! è un'opera visionaria che intrattiene, diverte e convince. Il regista greco Yorgos Lanthimos ha realizzato un meraviglioso pastiche cinematografico capace di raccontare la storia dell'essere umano attraverso le vicissitudini della protagonista Bella Baxter (interpretata brillantemente da Emma Stone), una giovane donna che viene riportata in vita dallo scienziato Godwin Baxter (Willem Dafoe).

In più di due ore e mezza di durata, seguiamo la crescita di una mente infantile trapiantata artificialmente nel corpo di un'adulta. Dalla purezza e ingenuità dell'infanzia alla ricerca di autodeterminazione tipica dell'età matura, la "creatura" di Lanthimos evolve di sequenza in sequenza, mutando il proprio rapporto nei confronti della vita, delle persone, della sessualità e del mondo che la circonda per giungere, infine, alla consapevolezza di sé. Proprio come una personificazione filmica di Adamo ed Eva, Bella Baxter lascia l'Eden creato appositamente per lei dal "padre" God(win), spinta da una viscerale sete di conoscenza che la porta a scoprire l'universo tutto, con le sue aberrazioni e le sue bellezze.

La coscienza della protagonista si forma attraverso un viaggio interiore e non nel quale si possono ritrovare echi omerici: ecco allora che il film, un gustosissimo ibrido capace di accordare fantascienza, commedia e dramma, può essere inscritto facilmente nel genere epico. Dal mito di Pigmalione al romanzo pedagogico Emilio di Jean-Jacques Rousseau: Poor Things! esplora la nascita dell'etica individuale, deridendo intelligentemente le sovrastrutture e le convenzioni sociali e mettendo a segno perfino una brillante stoccata al patriarcato. Infatti, come ha spiegato lo stesso regista: «Il film esplora in profondità il modo in cui gli uomini vedono le donne, la pressione a cui le sottopongono e la loro convinzione che le donne siano lì per servirli».

Disturbante, morboso e geniale, Yorgos Lanthimos firma la sua opera più riuscita che, prima di essere un film, è un vero e proprio romanzo di formazione. Tratto dall'omonimo testo di Alasdair Gray, Poor Things! fa pensare a un contemporaneo Il gabinetto del dottor Caligari (1920, Robert Wiene) per le azzeccate scelte scenografiche e fotografiche: tra fondali quasi onirici e inquadrature realizzate con lenti anamorfiche, l'estetica del film attinge ai grandi nomi dell'espressionismo tedesco, da Fritz Lang a Friedrich Wilhelm Murnau, passando per Robert Wiene, appunto. 

Oltre a una sceneggiatura solida e divertente che sicuramente vincerà qualche premio, l'opera in concorso alla 80. Mostra del Cinema di Venezia trova consacrazione anche nelle convincenti interpretazioni di un cast stellare, in cui primeggia Emma Stone che, con le sue espressioni sempre calibrate sulle sensazioni vissute dal personaggio, diventa musa assoluta delle sequenze a tratti voyeuristiche del regista greco. 

Le "povere creature" di Lanthimos, alla fine del film, conquistano la consapevolezza del libero arbitrio. Non solo: principalmente conquistano noi spettatori.

Voto: 9 

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