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Lunedì, 29 Aprile 2024
Festival del cinema di venezia

Come il protagonista di "The Killer", è la prima volta che David Fincher prende la mira e sbaglia bersaglio

Della "cinica" genialità dell'autore non rimane nulla: "The Killer" è una storia di vendetta talmente semplice da diventare quasi banale. I personaggi appaiono bidimensionali, senza alcuna complessità, complice anche una prova attoriale di Michael Fassbender non particolarmente brillante

Sulla carta avrebbe dovuto essere un successo annunciato: il regista statunitense David Fincher torna in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia dopo ben ventiquattro anni. Da quel (quasi) esordio con Fight Club, presentato proprio al Lido nella sezione "Sogni e Visioni" della 55esima edizione del festival e accolto con fischi e stroncature da parte della critica specializzata, il percorso cinematografico di Fincher ha saputo evolversi ed elevarsi di produzione in produzione, attraversando le decadi e imprimendo di diritto il nome dell'autore nell'Olimpo dei maestri del thriller contemporaneo. 

Da sempre i suoi lungometraggi (undici, se si esclude The Killer) raccontano le devianze della mente umana, le cui anomalie rappresentano il focus di indagine prediletto dall'autore. Basti pensare a capolavori come Se7ev e Zodiac, passando per quel gioiello di serie, purtroppo cancellata, di Mindhunter. Ad accomunare le sue opere, oltre a un perturbante lavoro di introspezione, vi è uno stile cinematografico che si basa su un'eleganza registica e fotografica di prim'ordine, resa raffinata dall'uso frequente di inquadrature fisse, da un'ampia profondità di campo e da una preponderanza di toni freddi. A sposarsi perfettamente con le immagini, inoltre, una cura maniacale per il comparto musicale, che – nel corso della sua carriera – ha trovato piena realizzazione grazie al talento di Trent Reznor e Atticus Ross, autori, tra gli altri, delle colonne sonore di The Social Network (altro imperdibile capolavoro) e Millennium - Uomini che odiano le donne.

Come avrete intuito, chi scrive ammira moltissimo il cinema di David Fincher: proprio per questo la visione del suo ultimo lavoro ha deluso amaramente. Esistono due modi per approcciarsi a The Killer: se siete tra coloro che apprezzano i thriller semplici, duri e puri, sporchi di cattiveria e di sangue, quest'opera vi piacerà senz'altro. Se invece siete appassionati di tutto ciò che, nei titoli di coda, porta la firma di Fincher, rimarrete fortemente insoddisfatti.

Della "cinica" genialità dell'autore non rimane nulla: The Killer è una storia di vendetta talmente semplice da diventare quasi banale. Non vi è alcun guizzo, nessuna tensione. La scelta narrativa di esplicare i pensieri più reconditi del protagonista interpretato da Michael Fassbender attraverso la sua voce fuori campo, anche se inizialmente incuriosisce, finisce per diventare didascalica, ridondante, a tratti perfino noiosa. I personaggi appaiono bidimensionali, senza alcuna complessità, complice anche una prova attoriale di Fassbender non particolarmente brillante. Unica nota positiva è l'apparizione di Tilda Swinton, che in appena pochi minuti di presenza fagocita tutti e tutto. 

The Killer non disturba, non fa riflettere, non diverte, non incuriosisce. Lascia indifferenti e, prima di adesso, pensare di rimanere impassibili di fronte a un film di Fincher sembrava impossibile. Proprio come il protagonista del suo lungometraggio, è la prima volta che il regista prende la mira e sbaglia bersaglio. Peccato.

Voto: 4 ½

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