Jazz at Conservatory, omaggio a Gianfranco Tamburrini al Centro Candiani
Partito una decina di anni fa con una manciata di allievi, il Dipartimento Jazz del Conservatorio Francesco Venezze di Rovigo è diventato da almeno un quinquennio uno dei maggiori punti di riferimento della didattica jazzistica italiana; è oggi gemellato, fra gli altri, sia con il Conservatorio di Roma che con quello di Amsterdam. I gruppi formati dai suoi migliori allievi hanno vinto in più occasioni, a partire dal 2010, il Premio delle Arti, importante concorso nazionale promosso dal Ministero.
Tutto questo è avvenuto grazie allo straordinario lavoro svolto dal trombettista Marco Tamburini (Cesena 30/05/1959 –Bologna, 29/05/2015), che oltre ad esser stato per anni uno degli maggiori protagonisti del jazz italiano s’è rivelato, a Rovigo, docente unico ed esemplare, capace di tirar fuori il massimo dai suoi studenti. Lo scorso 19 marzo, a meno di un anno dalla sua scomparsa, Comune e Conservatorio rodigini hanno ufficializzato, con una toccante cerimonia, l’intitolazione del nuovo auditorium del Venezze a Marco Tamburini, uomo ed artista che ha lasciato in tutti un vuoto difficile da colmare.
Si sono sobbarcati il difficile compito di proseguire il lavoro sin qui svolto dal trombettista romagnolo, due docenti, oltre che amici, del Dipartimento Jazz, il pianista Stefano Onorati ed il batterista Stefano Paolini, che sono stati per lungo tempo anche suoi preziosi e fedeli compagni di avventura nel gruppo “Three Lower Colours”. I sei giovani musicisti che li affiancheranno per l’occasione all’auditorium del Candiani sono la tangibile testimonianza di come il lavoro didattico di Tamburini sia stato efficace e lungimirante. Nell’arco della serata i due quartetti, che alla fine del concerto si riuniranno in un’unica formazione allargata, gli renderanno omaggio proponendo arrangiamenti originali di alcune fra le sue più celebri composizioni.
Stefano Onorati, toscano, classe 1966, si è diplomato in pianoforte classico al Conservatorio di Livorno e laureato quindi in discipline jazzistiche al Conservatorio di Bologna. Aveva già messo a punto la sua preparazione all’inizio degli anni ’90 nei seminari di Siena Jazz, studiando soprattutto con Enrico Pieranunzi. L’ultimo suo disco come leader, “Live at Venezze Jazz Festival 2013”, lo vede impegnato in trio con Stefano Senni e Walter Paoli. Sono numerose ed importanti le sue collaborazioni, sia a livello internazionale – Tom Harrell, con cui ha anche inciso, e Kenny Wheeler su tutti – che nazionale, a partire dal quartetto di Nico Gori per finire a quel Three Lower Colours che l’ha visto suonare per qualche anno, proprio insieme a Paolini, a fianco dell’indimenticato trombettista cesenate.
Stefano Paolini, romagnolo, classe 1970, si è diplomato in clarinetto al Conservatorio di Bologna ed è quindi passato alla batteria, laureandosi in musica jazz proprio al Venezze, nel cui Dipartimento Jazz oggi insegna batteria e percussioni. Vanta importanti collaborazioni internazionali – ha suonato, fa gli altri, con Slide Hampton, Dave Samuels ed Eumir Deodato – e negli ultimi tempi ha fatto parte sia del quartetto del sassofonista Fabio Petretti che del Three Lower Colours di Marco Tamburini.