A Palazzo Zaguri arriva la mostra "Colors in Venice" con opere realizzate in bassorilievo su tela
È il bolognese Andrea Benetti il primo artista ad essere ospitato nella nuova sede della Fondazione Giacomo Casanova di Venezia, situata nel centralissimo sestiere di San Marco, nello storico Palazzo Zaguri. Colors in Venice è il titolo della mostra, curata dal professor Francesco Paolo Campione dell’Università di Messina, in programma dal 15 aprile al 19 maggio (inaugurazione sabato 15 aprile, ore 17): un ritorno prestigioso a Venezia per il pittore bolognese, che proprio a Venezia, all’Università Ca’ Foscari, presentò in occasione della 53ma Biennale nel 2009 il suo “Manifesto dell’Arte Neorupestre”, per descrivere un fare artistico che rappresenta un ponte immaginario tra l'origine preistorica dell'arte e la sua contemporaneità.
Con le sue opere ispirate all'astrattismo e realizzate in bassorilievo su tela, per simboleggiare idealmente l'irregolarità della parete rocciosa, Benetti sottolinea come simboli ricorrenti e forme embrionali della pittura astratta fossero già presenti nell'arte preistorica. Egli focalizza l'attenzione sull'odierno modo di comunicare, basato anch'esso su icone e simboli ed orientato verso un'estrema semplificazione visiva, come se si trattasse di un ritorno alle origini. I più diffusi mezzi di comunicazione, di lavoro e di intrattenimento in uso su larga scala nella società contemporanea interagiscono con l'uomo attraverso l'uso della vista, che funge da percettore di immagini e simboli. Computer, smartphone, tablet sono ormai mezzi di fruizione di massa, con cui quotidianamente percepiamo e trasmettiamo la realtà, o l'illusione di essa. Mediante una trasfigurazione ed una rivisitazione ideale dei simboli, tra l'onirico ed il reale, rivivono le forme ed i colori delle origini. Forme e colori che i nostri antenati, agli albori dell'umanità, scoprivano per la prima volta ed utilizzavano nelle pitture rupestri, per “comunicare” con entità superiori, donando alla genesi dell'arte una sacralità eterna.
Benetti svolge da parecchi anni la propria ricerca sulla pittura rupestre, rendendole omaggio con opere che la citano, la trasfigurano e la reinventano. Egli parte dal concetto che nella pittura rupestre erano già contenute tutte le future vie della pittura moderna, tra cui il figurativo, l'astrattismo - oggetto della mostra veneziana -, il simbolismo ed il concettuale. Le opere che compongono il percorso espositivo di Colors in Venice appartengono al classico stilema pittorico dell'artista bolognese, ispirato all'astrattismo delle origini: opere che nascono da un bassorilievo, realizzato in fondo gesso su tela e successivamente pigmentato con sostanze naturali, quali caffè, hennè, cacao, curcuma, ossidi, per ottenere una resa cromatica che rimanda alle colorazioni naturali delle rocce. Nella fase finale sono utilizzati i colori ad olio, con i quali sono dipinte alcune parti dell'opera.