La Rete Biblioteche Venezia celebra il Giorno della Memoria con due eventi
Nell'ambito del programma del Comune di Venezia per la Giornata della Memoria 2024, la Rete Biblioteche Venezia organizza due eventi: giovedì 18 gennaio, alle ore 17.30 presso l’auditorium della Biblioteca Carpenedo Bissuola, si terrà l'incontro “Shoah e pietre d'inciampo - Intrecci di storia tra i vicoli e le calli”, venerdì 19 gennaio, alle ore 17.30 presso la Biblioteca di Marghera, verrà invece presentato il libro “Villa del seminario” di Sacha Naspini. La partecipazione è gratuita fino ad esaurimento posti disponibili.
Shoah e pietre d'inciampo
Giovedì 18 gennaio, alle ore 17.30 presso l’auditorium della Biblioteca Carpenedo Bissuola, il giornalista Alberto Laggia incontra Daniela Cirillo e, in collegamento da Napoli, Gianpaola Costabile. Si alterneranno le letture di Alessandra Prato e l'accompagnamento musicale di Alberto Pitteri e Marco Privato.
Angela e Olga sono due bambine, poi due donne, poi due signore a cui gli anni hanno aggiunto e non tolto. Ma sono anche la Storia: testimonianza che si fa racconto e memoria di un passato che non deve passare mai perché è sempre dietro l’angolo il potere maligno dell’oblio. “Meditate che questo è stato, vi comando queste parole”: il monito di Primo Levi risuona nelle pagine di questo libro prezioso, che come un fiume carsico alimenta un racconto fatto di mille rivi e va ad aumentare la portata delle acque della memoria. Perché è vero che “questo è stato”, ma lo è stato in tanti modi diversi per tante persone diverse. E il compito della Storia è proprio quello di costruire complessi mosaici partendo dalle singole tessere, che sono le vicende delle persone. Di Angela, di Olga, dei loro familiari. Dei piccoli e grandi avvenimenti simbolici che le hanno accompagnate. Affinché ciascuna di queste storie si faccia “pietra d’inciampo” sulla strada fin troppo facile della dimenticanza. Tutti i sopravvissuti all’esperienza del Lager si sono sentiti in dovere di raccontare, si sono fatti parola, verbo incarnato, manifesto vivente del male che può albergare nell’uomo quando la sua vista è annebbiata dall’odio.
Villa del seminario
Venerdì 19 gennaio, alle ore 17.30 presso la Biblioteca di Marghera, Alessandro Voltolina incontra Sacha Naspini, autore del libro “Villa del seminario”.
Una storia che ha come sfondo l’unica diocesi in Europa, quella di Grosseto, ad aver stipulato un regolare contratto d’affitto con un gerarca fascista per la realizzazione di un campo d’internamento di ebrei italiani e stranieri destinati ai lager di sterminio. A Roccatederighi, tra il ‘43 e il ‘44, nel seminario del vescovo furono rinchiusi un centinaio di ebrei destinati ai lager di sterminio: Le Case è un borgo lontano da tutto. Vista da lì, anche la guerra ha un sapore diverso; perlopiù attesa, preghiere. Il razionamento, che si aggiunge alla povertà. Inoltre, si preannuncia un inverno feroce… Dopo la diramazione della circolare che ordina l’arresto degli ebrei, ecco la notizia: il seminario estivo del vescovo è diventato un campo di concentramento. René è il ciabattino del paese. Tutti lo chiamano Settebello, nomignolo che si è tirato addosso in tenera età, dopo aver lasciato tre dita sul tornio. Oggi ha cinquant’anni. Schivo, solitario, taciturno. Niente famiglia. Ma c’è Anna, l’amica di sempre, che forse avrebbe potuto essere qualcosa di più. René non ha mai avuto il coraggio di dichiararsi. In realtà, non ha mai avuto il coraggio di fare niente. Le sue giornate sono sempre uguali: casa e lavoro. Rigare dritto. Anna ha un figlio, Edoardo, tutti lo credono al fronte. Un giorno viene catturato dalla Wehrmacht con un manipolo di partigiani e fucilato sul posto. La donna è fuori di sé dal dolore, adesso ha un solo scopo: continuare la rivoluzione. Infatti, una sera sparisce. Lascia a René un biglietto, poche istruzioni. Ma ben presto trapela l’ennesima voce: un altro gruppo di ribelli è caduto in un’imboscata. Li hanno rinchiusi là, nella villa del vescovo. Tra i prigionieri pare che ci sia perfino una donna. Settebello non può più restare a guardare e scoprirà che la Resistenza può partire dal basso. Addirittura dalla suola delle scarpe.