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Corteo a Mestre contro la crisi climatica, la polizia presidia lo store Eni

Nuova mobilitazione studentesca nell'ambito dei "fridays for future". I manifestanti si sono incontrati a partire dalle 9 in piazzale Donatori di sangue

Tornano le iniziative studentesche dei fridays for future, mobilitazione di livello mondiale nata sulla scia delle proteste dell'attivista svedese Greta Thunberg. Gli studenti, oggi come nelle precedenti occasioni, manifestano per chiedere ai governi di tutto il mondo interventi più decisi di contrasto ai cambiamenti climatici. A Mestre si sono incontrati in piazzale Donatori di sangue a partire dalle 9. Più tardi si sono mossi lungo le strade del centro, in corso del Popolo, via Poerio e riviera XX Settembre, concludendo il corteo in corrispondenza del "laboratorio climatico Pandora", allestito negli spazi occupati dell'ex Cup Umberto I.

Proprio in Riviera XX Settembre si è concentrato il principale presidio della polizia, schierata a protezione delle vetrine dell'energy store di Eni: un punto considerato sensibile perché gli studenti più volte hanno diretto contro l'azienda le proprie proteste, anche di recente. In compenso i manifestanti hanno lanciato vernice rossa sui vetri della sede di Deutsche Bank, poco distante, accusandola di «investire miliardi nel fossile». Gli slogan al megafono, i cartelli e i fumogeni hanno scandito il corteo per tutta la sua durata.

«Abbiamo voluto lanciare un messaggio forte - fanno sapere i comitati organizzatori, il coordinamento studenti medi e quello universitario Lisc - Questo sistema produttivo, scolastico ed economico deve cambiare. Non accetteremo questo modello di scuola in cui l'unica cosa che ci viene insegnata è la passività con cui affrontare un futuro di precariato, guerre e crisi economica. Un modello di scuola esemplificato dai nuovi licei Ted in cui gli anni di studio sono ridotti a 4, con un percorso di studi a misurao di azienda; in cui le multinazionali che inquinano di più al mondo vengono a spacciare la loro devastazione ambientale e il loro green-washing per transizione ecologica».

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