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Lunedì, 29 Aprile 2024
Mestre

Gli puntano contro un coltello, rapinato della bici che usava per lavorare

È successo venerdì sera in via Fogazzaro. Un rider pakistano stava completando la giornata di consegne quando è stato bloccato e minacciato e ha dovuto consegnare il mezzo

Si è trovato la lama di un coltello puntata addosso e ha dovuto scendere dalla sella della sua bicicletta e rassegnarsi a consegnarla ai malviventi. Ad essere rapinato venerdì sera, in via Fogazzaro a Mestre, un giovane rider pakistano del gruppo dei circa 250, quasi tutti stranieri, che consegnano i pasti a domicilio a Mestre attraverso una piattaforma digitale. Il giovane, che era da solo, ha dovuto consegnare il mezzo agli aguzzini, temendo per la propria incolumità, poi ha chiamato la polizia ma a quel punto chi l'aveva rapinato si è dileguato e a quel punto la mattina dopo è andato in caserma a fare denuncia. Avere o no qualla bicicletta, magari acquistata a spese di sacrifici per poterci lavorare, comporta per il pakistano il poter fare consegne o meno. Un'occupazione che, insieme alle 250 persone a Mestre ne impiega altre 50 a Venezia, i "walker" che consegnano a piedi, e spesso rappresenta l'unica fonte di reddito e non un extra per la gran parte degli stranieri.

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Sabato la realtà dei riders nel nostro territorio è stata presentata dal segretario dell'associazione Italia Rider Association, Giovanni Passino, durante il ciclo d'incontri all'M9 dal titolo "Ripensare Venezia" della Fondazione Pellicani. In bici o in moto con qualsiasi condizione meteo, guidati da un algoritmo in mezzo al traffico in cui sfrecciano per riuscire a rispettare i tempi delle commissioni, guadagnano meno di 4 euro a consegna - una ogni 20 minuti al massimo - e vanno di corsa per non finire offline e quindi perdere servizi e compensi. Un meccanismo della "gig economy", quella flessibile con poche regole e in pratica senza tutele, che non solo non contempla le pause fisiologiche, ma in tempi recenti ha fatto un salto di specie verso il caporalato. Diversi rider, che hanno la certificazione Haccp per maneggiare alimenti, partita Iva e registrazione sulle piattaforme, “prestano” il proprio account a colleghi che non hanno i requisiti, ad esempio sono privi di documenti in regola per lavorare, chiedendo in cambio tra il 20 e il 40 per cento della commissione. Oltre a essere illegali, questi casi che sollevano problemi di sicurezza, pongono riflessioni sui bassi compensi e sono anche diventati oggetto d'inchiesta.

In laguna i fattorini, "walkers" sono una cinquantina: un fenomeno recente. La prima piattaforma a prendere piede nella città d'acqua è stata la "Cocaiexpress", avviata in pandemia, seguita a fine 2022 da "Glovo" e a maggio 2023 da "Deliveroo". Lo dice la ricerca del Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali di Ca' Foscari, coordinata dai professori Fabio Perocco e Francesco Della Puppa e condotta con il ricercatore Giorgio Pirina. A Venezia i walker sono spesso studenti e quasi tutti con dimora a Mestre e Marghera. Riders e walkers sono tutti a partita iva (tranne se non superano i 5 mila euro lordi l'anno), operano con i loro mezzi, non hanno rimborsi, ricaricano a proprie spese il telefono (che manda loro gli ordini, calcolando i tempi di spostamento per lanciare la consegna successiva), mangiano e bevono con fondi propri e se si ammalano o s'infortunano ci devono pensare da sé. «Sì, ci sono aspetti positivi: orario flessibile, vita all'aria aperta, sport - dice Passino - Tramite accordo Ugl si è arrivati a una paga lorda non inferiore agli 11 euro l'ora. Il problema è per chi vive solo di questo. Un compenso di 3,6 euro lordi a consegna è completamente insufficiente. L'associazione è nata per rompere l'isolamento e dare un sostegno a chi in questo lavoro non ha nessuno a cui rivolgersi. Comunicano con l'algoritmo e rimangono a guardare il cellulare tutto il giorno per non perdere nessun servizio».

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