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Turismo, la stretta agli affitti brevi nel nuovo disegno di legge

Il testo prevede l'obbligo di almeno 2 notti consecutive nei centri storici. Arriva il codice identificativo nazionale, multe più salate per chi non rispetta le norme

Chi vorrà trascorrere un weekend alloggiando nel centro storico delle più importanti città italiane, tra cui Venezia, non potrà più affidarsi agli affitti brevi su piattaforme come Airbnb. Lo prevede il nuovo disegno di legge del governo (aggiornamento di quello anticipato a maggio) pensato per imprimere una stretta sulle locazioni brevi: in particolare, nella bozza si esplicita come «gli affitti brevi per finalità turistiche di immobili a uso abitativo situati nei centri storici dei comuni capoluogo delle città metropolitane non potranno avere una durata inferiore a due notti consecutive». In caso di violazione, le multe potranno andare da 500 a 5mila euro.

La norma vuole contrastare l'uso di scegliere soluzioni alternative agli alberghi per le gite nelle città d'arte. Una consuetudine che ha contribuito, negli anni, a fare espandere l'offerta di alloggi privati per turisti, con i proprietari che hanno trasformato le proprie abitazioni in strutture ricettive informali: il risultato è stato togliere spazio alla popolazione residente.

Le regole sugli affitti brevi

La norma che il governo è pronto a emanare prevede che solo le seconde case possano essere affittate per finalità turistiche: gli affitti brevi possono essere effettuati in abitazioni che non costituiscono la residenza principale del proprietario. A questo si aggiunge la stretta sul numero di appartamenti che potranno essere associati al regime fiscale per gli affitti in locazione breve: da quattro scendono a due, superato tale tetto si presume che l'attività venga svolta in forma imprenditoriale.

Per tutelare la concorrenza e contrastare le irregolarità, inoltre, il ministero del turismo assegnerà un codice identificativo univoco nazionale (Cin) ad ogni unità ad uso abitativo oggetto di locazione turistica. Chi affitta un immobile privo di Cin si vedrà recapitare una multa da 800 a 8mila euro. Saranno direttamente le Regioni a poter concedere i Cin, mentre i Comuni dovranno controllare che gli host segnalino il codice sulle piattaforme online e sulle porte degli immobili.

Le case da destinare a locazione per finalità turistica, come aveva richiesto Federalberghi, saranno sottoposte alla stessa disciplina prevista per gli alberghi: tra le nuove norme anche l'obbligo di dotare l'abitazione con tutti gli impianti anti incendio e con dispositivi per la rilevazione del monossido di carbonio. L'obbligo di riscuotere l'imposta di soggiorno finisce invece ai portali telematici.

«Sono molti anni che si aspettava un intervento specifico sugli affitti brevi - è il commento della ministra del turismo, Daniela Santanchè -. Abbiamo affrontato la situazione avviando, già mesi fa, tavoli di confronto con associazioni di categoria e degli inquilini, con le Regioni ed i sindaci delle città metropolitane, per arrivare ad una proposta il più possibile condivisa. Oggi abbiamo dato ai soggetti interessati il testo della nostra proposta normativa al fine di formulare soluzioni efficaci ed efficienti che possano essere altamente condivise».

Le reazioni

«Ennesima occasione persa», è il commento di Giuseppe Saccà, capogruppo del Pd di Venezia, «che nulla cambia sul fronte nazionale per quanto riguarda il fenomeno fuori controllo della locazioni turistiche. Apparentemente il ministro non si rende conto di quanto le città d’arte, e non solo ormai, soffrano della monocultura turistica». Le critiche arrivano anche dalla parte opposta: l'associazione BreVe, che riunisce il fronte dei locatori, sostiene che «la bozza sembra dettata dagli interessi degli albergatori, e vuole equiparare un’abitazione privata ad un’attività ricettiva. Non si capisce, infatti, perché un’abitazione privata non possa essere affittata per il tempo che i contraenti, liberi, decidono per le loro necessità, e quindi anche solo per una notte».

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