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Cronaca

Trapianto rifiutato a romeno, direttore sanitario Padova: "Protocolli seguiti"

Giampietro Rupolo ricostruisce il caso: "Abbiamo seguito i protocolli. Per la scarsità di organi, un malato che non è nelle liste d'attesa nazionali può essere trasportato nel suo Paese"

"Non rispecchia il vero e si basa non su fatti, ma su una loro interpretazione frettolosa". Così il direttore sanitario dell'Azienda ospedaliera di Padova, Giampietro Rupolo, bolla la vicenda riferita da un giornale locale di un romeno a cui sarebbe stato negato il trapianto a Padova, confermando che a Padova sono stati rispettati tutti i protocolli medici.

 

E' lo stesso Rupolo a ricostruire il caso. "Alla richiesta dei cardiochirurghi di Mestre di una consulenza sul caso, la Cardiochirurgia di Padova ha prontamente dato la propria disponibilità - precisa -. Ha chiesto semplicemente, come da prassi e dai regolamenti aziendali, una richiesta scritta a tutela delle norme di copertura assicurativa e legale". Il paziente, aggiunge, è stato subito visitato domenica 12 dal cardiochirurgo dell'Unità Operativa dell'Azienda Ospedaliera di Padova. Si trovava in terapia Ecmo, estubato, cosciente e stabile. "In pieno accordo con i cardiochirurghi mestrini - spiega - veniva deciso di restare in stretto contatto per rivalutare eventualmente il paziente nel caso le sue condizioni si fossero aggravate. Veniva deciso anche di contattare la Prefettura per verificare la possibilità di un suo trasferimento in uno dei due centri trapianti del suo Paese di provenienza. Sono stati seguiti con piena correttezza tutti i protocolli medici".

"Queste sono infatti le precise indicazioni del Nord Italia Transplant: data la tragica scarsità di organi - chiarisce - quando un ammalato che non è nelle nostre liste d'attesa nazionali, può essere trasportato nel suo Paese di provenienza, perché anche lì esiste un centro trapianti, lo si deve fare. E in questo caso era possibile farlo. Pur non avendo avuto, in seguito, notizie dall'ospedale di Mestre, ci siamo accertati dello stato clinico del paziente. Saputo che il trapianto è avvenuto con successo a Udine, l'altro centro trapianti che con quello di Padova accoglie i pazienti provenienti dall'area veneziana, non possiamo che essere felici per il paziente trapiantato e la conclusione delle sue sofferenze, che non hanno nazionalità. Né per noi l'hanno mai avuta".

 

Solo nell'ultimo anno, ricorda Rupolo, quasi il 10% dei trapiantati a Padova era cittadino straniero "e, mentre scriviamo, un ragazzo ghanese di 19 anni, in vita solo grazie a un sistema di assistenza ventricolare, è qui da noi all'Ospedale di Padova in attesa di un cuore nuovo". (ANSA)

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