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Lo spettacolo / San Marco

Carnevale, sul palco di piazza San Marco il taglio della testa del toro

Nel giorno del giovedì grasso è andata in scena la rievocazione di un'antica tradizione

Il giovedì grasso del Carnevale 2024 lascia il pubblico veneziano a bocca aperta con il "taglio della testa del toro" sul palco di piazza San Marco: la scenografica rievocazione di una vicenda che risale al 1162, quando il doge Vitale II Michiel vinse sul patriarca Ulrico di Aquileia che aveva tentato di conquistare Grado, città della Serenissima. Da quei fatti è poi scaturito il modo di dire “tagiar la testa al toro”. Lo spettacolo è stato curato dalla compagnia L’Arte dei Mascareri in collaborazione con la compagnia teatrale Pantakin e con una delegazione proveniente dalla città di Aquileia.

Il giovedì grasso del Carnevale di Venezia 2024

A narrare la vicenda è la maschera di Pantalone, accompagnato dalla nipote e dalla balia friulana, mentre la delegazione di Aquileia, vestita di mantelli neri con gorgiera e con mascheroni da maiale, ha reinterpretato Ulrico e i dodici feudatari ribelli. Lo storico rito del “sacrificio” dell'animale andato in scena sul palco ha ricordato la vittoria della Serenissima, un trionfo ottenuto nel sangue che costò ai traditori un pegno all'epoca salatissimo: in memoria del tentativo di insurrezione, infatti, ogni anno anche i successori del patriarca Ulrico dovevano inviare in dono al doge in carica un toro, 12 pani e 12 porci ben pasciuti. Il toro-patriarca e i porci-feudatari venivano poi messi allo scherno della pubblica piazza con un rituale che culminava, appunto, con il taglio della testa del toro.

Alla rappresentazione storica hanno partecipato anche le 12 Marie del Carnevale, assieme ai tanti figuranti in maschera che hanno sfilato sotto i portici della piazza. In rappresentanza dell'amministrazione comunale c'era il consigliere delegato alla tutela delle tradizioni Giovanni Giusto: «Questa rievocazione - ha commentato - è l’occasione per far conoscere un’antica usanza della Serenissima, che poi si è trasformata in un modo di dire che tutti conosciamo e che ancora oggi usiamo. La tradizione per noi è continuità, è un modo per tramandare la nostra storia. Ecco perché il Carnevale non è un evento da subire, ma un’occasione da vivere come protagonisti». Con lui il sindaco di Aquileia, Emanuele Zorino: «Per noi - ha spiegato - questo è un modo di far rivivere la nostra storia comune con Venezia tramite le tradizioni, perché il futuro ha radici antiche».

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