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Sandro Zara, l’imprenditore del tessile si racconta a Mirano

Mercoledì sera all'Associazione Casa Mia Santa Bertilla converserà con il giornalista Enrico Scotton 

Sandro Zara, l’imprenditore del tessile, si racconta a Mirano nei luoghi dell’infanzia in Bastia Entro, mercoledì 11 ottobre, alle 20.30, nella Casa S. Bertilla. Lo farà conversando con il giornalista Enrico Scotton per ritornare ai tempi dell'esordio fino alle collaborazioni con la Levi’s Strauss e con Il Lanificio Cini di Vittorio Venetodi cui oggi ha acquisito il marchio.

Zara ha rilanciato il tabarro che, come mostra l’ultimo video girato a New York, viene oggi venduto in tutto il mondo. L'imprenditore tessile, nato e residente a Mirano, lavora da sempre nel settore dell’abbigliamento, dapprima in qualità di agente per un’azienda di tessuti, a partire dal 1961 avviando varie collaborazioni. Tra i fondatori della Compagnia dell’Oca, Zara è stato invitato dall’associazione Casa Mia Santa Bertilla e dal Laboratorio culturale Giandomenico Tiepolo di Mirano, a raccontare “il passaggio da una realtà rurale a una filosofia imprenditoriale nel territorio miranese del ‘900”. È la storia di un'epoca, del passaggio da un modello sociale radicato in un mondo di condivisioni paesane a un modello che rompe i confini e, nel farlo, si apre al mondo. Lo fa, tuttavia, senza rinunciare al profondo legame con la cultura da cui è stato generato grazie alle fatiche e ai sogni delle generazioni più anziane.

«Ma è anche  - spiega Gianna Marcato, promotrice dell’incontro e amica d’infanzia - la storia di un ragazzo nato nella mitica Bastia Entro, racchiusa tra i due baluardi della chiesa da un lato, del Bacaro dall'altro, in una calle in cui da ogni uscio a piano terra si affacciava sempre qualcuno a sorvegliare la torma di ragazzini di tutte le età che giocavano rumorosamente in strada, in cui era impensabile che non ci si trascinasse dietro una frotta ingombrante di fratellini minori, in cui le sere d'estate ci si portava la sedia in strada per gustare il rinfrescarsi dell'aria conversando, in cui a tutti gli adulti ci si rivolgeva con l'appellativo di zia e zio, indipendentemente da ogni legame di parentela, perché il vincolo più forte era quello di vicinato».

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