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Lunedì, 29 Aprile 2024
Politica

Brugnaro: agevolare l'ingresso nel lavoro dei migranti

Il sindaco di Venezia: «Chi vuole assumere immigrati deve poterlo fare. Solleciteremo il governo perché cambi le norme»

Per la gestione dei flussi migratori «non basta una ricetta generica e superficiale», servono soluzioni più concrete e una integrazione reale. Ne ha parlato il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, a margine della presentazione del programma per le celebrazioni dei 110 anni del teatro Toniolo di Mestre. Un invito ad andare oltre le demagogie. «Serve forza lavoro, dell'immigrazione c'è bisogno. Sappiamo che in tutta Italia c'è un problema demografico: mancano i giovani, la media statistica è di 1,2 nati per ogni coppia. Questo ci imporrà l'integrazione dell'immigrazione».

Ovviamente, dice il sindaco, è necessario orientarsi su un'accoglienza «diffusa, piuttosto delle tendopoli disumane», e «a Venezia facciamo la nostra parte». Ma la vera necessità è, appunto, creare un sistema efficiente di inserimento degli stranieri nella società e nel mondo produttivo. «Non basta un permesso di soggiorno temporaneo», spiega il sindaco: con questo "foglietto"», suggerisce, il migrante deve poter essere in grado di cercare lavoro. Invece, «con le leggi di oggi gli imprenditori e le istituzioni che vogliono assumere regolarmente gli immigrati non lo possono fare».

Oggi «il governo è di un nuovo segno» e questa situazione «deve cambiare». Altrimenti «si lasciano queste persone nel mercato nero», creando «un ambiente di illegalità e di concorrenza sleale». Sulla questione, sostiene Brugnaro, «serve un'accelerata: solleciteremo il governo, non si può lasciare questa responsabilità nelle mani dei sindaci. A Roma devono mettere le mani a certe norme, vanno costruite le condizioni burocratiche per farlo. È un'occasione per i moderati, che non credono nei populismi».

È una visione per certi versi opposta a quella delineata dalle attuali politiche governative. Gli sbarchi continuano e le riforme messe in atto dall'esecutivo Meloni (come il decreto Cutro) di fatto non lasciano spazio all'integrazione ma rendono quasi tutti clandestini. Rimpatriarli tutti non è possibile: il risultato è un "esercito" di irregolari che avranno molte più possibilità di finire a delinquere o di essere sfruttati nel lavoro nero.

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