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A Mestre un muro con le domande sulla violenza di genere

È l'iniziativa dei collettivi studenteschi, che con una serie di interrogativi invitano a riflettere sulle conseguenze del patriarcato

Un «segno indelebile» nel centro di Mestre per tenere alta l'attenzione sulla violenza di genere: è l'iniziativa degli esponenti del Laboratorio Pandora e del Coordinamento studenti medi, che nella serata di giovedì 21 dicembre hanno decorato il muro di un edificio tra piazzetta Coin e piazzale Cialdini.

L'opera consiste in una serie di domande che invitano a interrogarsi sui disagi quotidiani che derivano dalla disparità di condizioni tra i generi: ad esempio «perché ho paura di prendere un autobus?», «quante volte al giorno non mi sento in pericolo?», «perché devo avere il suo permesso per vestirmi come voglio?».

L'iniziativa scaturisce in particolare dai due femminicidi più recenti in Veneto, quello di Giulia Cecchettin e quello di Vanessa Ballan. Un muro di domande per loro e per le altre vittime, «che nasce per estirpare la radice di questo sistema patriarcale - spiegano i collettivi - e per aiutarci a riconoscere la violenza quotidiana che viviamo e di cui, spesso, siamo portatori». Sono domande «che rimbombano nella testa di molte persone, ma che devono essere il primo passo per una presa di responsabilità collettiva».

Nessuno è escluso - slogan utilizzato anche nel corso della manifestazione del 21 novembre in memoria di Giulia Cecchettin - e «tutti dobbiamo impegnarci per costruire la soluzione, altrimenti siamo parte attiva del problema», concludono studenti e studentesse.

Muro delle domande sulla violenza di genere-2

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