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"Analisi socio economica del turismo di massa e del degrado veneziano" del Comitato Ultimi Veri Venexiani

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di VeneziaToday

Dobbiamo batterci il petto, noi veneziani, per aver permesso in questi sessant'anni di (s)governo della politica cittadina, il progressivo sgretolamento del tessuto sociale e conseguentemente l'annientamento della millenaria Civiltà anfibia. Le cause del gravissimo degrado che hanno colpito a morte l'ex Capitale sono state:

1) La (s)vendita della Città all'economia turistica di massa o globale fattore primario e scatenante dell'incremento del valore immobiliare della Venezia insulare, nuova peste venexiana del III Millennio.

2) L'aver scaricato la domanda abitativa del mondo universitario al mercato privato immobiliare veneziano, anziché promuovere l'istituzione di Campus residenziali pubblici per studenti in aree particolari della Città come all'interno dell'Arsenale, Sant'Elena, Lido o nelle isole come Certosa o Sacca Sessola.

3) La mancata ricostituzione del Comune autonomo di Mestre, omologando, di fatto, la terraferma, quale temibile ambito territoriale concorrente alla Venezia insulare.

4) La mancanza di un piano progettuale strategico socio-economico di ri-equilibrio su quello egemone del turismo di massa articolato sulle "New e Green economy" e soprattutto a quella promettentissima del "Mare", associato al persistere della moribonda economia della chimica inquinante. In realtà, si è assecondata la volontà di consegnare la Città, nella sua parte insulare, a certe lobbie economiche che hanno costruito, e stanno creando le loro ricchezze sullo sfruttamento delle masse turistiche, consentendo, inoltre, la diffusione di attività prive di ricadute positive sui residenti, violando quotidianamente le leggi fiscali e sindacali.

La Città è stata travolta dal gigantesco sviluppo dell'economia turistica, in particolare dal turismo di massa, oggi chiamato globale; fenomeno questo, totalmente in governato dal potere politico (sia nei flussi sia nelle dinamiche), e ormai incontrollabile, trovando nella Venezia insulare una specifica predisposizione, spesso sostenuta da scelte consapevoli e mai definite in un programma politico di vera governance economica.

Nessuno, sino a oggi, ha avuto l'onestà intellettuale, il coraggio e soprattutto lo stimolo etico di disquisire sul turismo globalizzato in termini di "suicidio assistito del residente". Ed è quantomeno strano che il potere politico non abbia colto la valenza negativa delle interazioni che l'analisi socio-economica del turismo di massa provoca nel mondo (la recente ribellione dei residenti nell'isola di Pasqua ne è esempio esplicativo).

Tutto ciò è incredibile poiché non è difficile osservare in questo fenomeno gli effetti dirompenti e devastanti di cui è portatore:

L'INNARRESTABILE CRESCITA DEL VALORE IMMOBILIARE

Le cause

  1. La costante e massiccia domanda immobiliare al mercato, proveniente dai vari settori del turismo (ricettivo, alberghiero, speculativo), ha raggiunto valori impossibili per la maggioranza dei cittadini e recentemente abbiamo superato Roma nella graduatoria delle Città più care d'Italia .

  2. Lo smantellamento, nella prima giunta Cacciari (1997) assieme alla variante approvata dalla Regione (fine 1999), della vecchia famosa delibera dell'allora Sindaco Favaretto Fisca (1962 - blocco delle strutture ricettive per turisti e i passaggi di categoria). Di fatto togliendo qui paletti che ostacolavano la residenzialità turistica e favorivano invece quella permanente.

  3. L'assoluta mancanza di una programmazione di residenzialità pubblica agevolata universitaria, che ha costretto e spinge gli studenti a rivolgersi al mercato immobiliare privato (con fitti notevoli di €. 400/550 a letto e in nero), contribuendo stupidamente ad alimentare il valore immobiliare peggiorando la situazione e sottraendo residenzialità permanente anziché prevedere e promuovere aree specifiche pubbliche non concorrenziali a quest'ultima.

  4. Gli investimenti speculativi (locazioni generalmente brevi con canoni elevati, a basso rischio economico, ad alta evasione fiscale a turisti). I locali sono gestiti da agenzie specializzate (intercettano il turista, consegnano le chiavi, si occupano dei cambi e lavaggio biancheria, provvedono alla piccola manutenzione, ecc.), mentre rimane proprietario dei locali l'investitore, consentendogli notevole redditività e sollevandolo di ogni problema.

  5. La totale mancanza di progetti concreti volti all'espansione residenziale di tipo permanente e in grado di sostenere giovani coppie su isole vicine (Murano, Burano, Sant'Erasmo, Vignole, Certosa), opportunamente collegate con moderni sistemi di mobilità (hovercraft).

  6. L'arretratezza dei sistemi di mobilità pubblica e la mancanza di interconnessione veloce tra la Capoluogo, le sue isole e la terraferma.

Gli effetti:

  1. Nega l'acquisto o l'affitto dell'abitazione ai più, soprattutto alle giovani coppie (asse portante di una Città che voglia pensare a un futuro), determinando la fine della millenaria Società Anfibia Veneziana.
  2. Spinge all'espulsione del residente permanente verso la terraferma, Venezia non è (area diversa da qualsiasi altra città storica), qui la Città è identificata nella sola isola e la migrazione in terraferma della popolazione autoctona è percepita e vissuta come un vero e proprio abbandono del suolo natio, dovendo affrontare un diversissimo stile di vita (automobile in primis).
  3. Determina l'abbandono dalla Venezia insulare anche delle sedi amministrative di enti e società in favore della terraferma per le alte plusvalenze immobiliari ottenibili, o se in affitto per i notevoli risparmi che se ne possono ricavare.
  4. Rende instabile la forza lavoro di alcuni servizi essenziali, caso indicativo, la scomodità per raggiungere l'area dove insiste l'Ospedale Civile. Di fatto, gli operatori ospedalieri (ormai l'85% proveniente dalla terraferma), non potendo trovare, nelle vicinanze, residenza in affitto o in acquisto a costi contenuti, sono costretti a grossi disagi giornalieri per le notevoli difficoltà nei collegamenti con la terraferma, chiedendo alla prima occasione il trasferimento in altri ospedali in terraferma.

Causa l'espulsione delle attività artigianali e di servizio al residente, perché normalmente sono quelle più deboli economicamente, non sufficientemente in grado di sostenere affitti elevati né tantomeno in grado di acquisire i locali per la propria attività (mentre le attività commerciali rivolte al turismo, scontano una maggiore marginalità dovuta alla mancanza di concorrenza dei prodotti trattati e alla elevata evasione fiscale del settore).

LA MANCANZA ASSOLUTA DI PIANO STRATEGICO PER LA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA DI SVILUPPO IN CITTA' - ALTERNATIVO E DI RI-EQUILIBRIO ALLA MONO-CULTURA DEL TURISMO.

LA PERDITA DELLO STATUS DI "CAPITALE", E LA SUCCESSIVA DEQUALIFICAZIONE A MERO "CENTRO STORICO", NEGA QUELLE PREROGATIVE E PECULIARITA' CHE LA DISTINSERO NEI SECOLI.

LO SFRUTTAMENTO DEI LAVORATORI, SOPRATTUTTO A CARICO DEGLI IMMIGRATI, NELLA CONSIDERAZIONE CHE LE ATTIVITA' LEGATE AL TURISMO SONO PER LA MAGGIOR PARTE AD ALTA EVASIONE FISCALE E APPORTATRICI DI LAVORO "IN NERO"

GRAVISSIMI DANNI FISICI ALLA CITTA', CEDIMENTI DELLE RIVE E GRAVI LESIONI ALLE FONDAMENTA (ES. PALAZZO CA' FOSCARI), TUTTI RICONDUCUBILI AL MOTO ONDOSO PRODOTTO DALL'INGENTE QUANTITA' DI MEZZI CIRCOLANTI IN FUNZIONE DELL'ECONOMIA DEL TURISMO

INTASAMENTO NEI CENTRI DI ASSISTENZA SANITARIA, DETERMINATO DA UNA PRESENZA NON PIANIFICATA DI "UTENTI TURISTI", CREA GRAVISSIMI DISAGI AI RESIDENTI

INQUINAMENTO AEREO, PRODOTTO DAI GAS DI SCARICO DELLE MEGA-NAVI DA CROCIERA (OLTRE ALLE INSIDIE COSTITUITE NELL'ATTRAVERSAMENTO DI QUESTI BESTIONI NEL FRAGILE BACINO DI SAN MARCO), E DAL GIGANTESCO TRAFFICO ACQUEO CHE ASSOCIATO ALLA SALSEDINE, TRASFORMA PER EFFETTO CHIMICO DELLA SOLFATAZIONE, LA PIETRA D'ISTRIA IN POLVERE DI GESSO

SURPLUS NEI COSTI DEI SERVIZI PUBBLICI (ASPORTO RIFIUTI, FOGNATURE, MANUTENZIONE E CONTROLLO DEL TERRITORIO, ILLUMINAZIONE SPECIFICA DI AREE O MONUMENTI TURISTICI, IGIENE E PULIZIE STRAORDINARIE DELLE AREE A MAGGIORE PRESSIONE TURISTICA), OGGI SONO TOTALMENTE A CARICO DI POCHI RESIDENTI

SCARSE RICADUTE ECONOMICHE SULLA COLLETTIVITA' PER L'ELEVATISSIMA EVASIONE FISCALE DEL SETTORE (LA RECENTE INVESTITURA DI VENEZIA QUALE CAPITALE DELL'EVASIONE CONRIBUTIVA E FISCALE DA PARTE DELLA GUARDIA DI FINANZA NE E' PROVA TANGIBILE)

L'ALTISSIMA MARGINALITA' DELLE ATTIVITA' ECONOMICHE DEL COMPARTO TURISTICO (ACQUISTI GENERICI OCCASIONALI NON CONCORRENZIALI), PERMETTE DI PAGARE AFFITTI IMPOSSIBILI PER ALTRE ATTIVITA' PIU' DEBOLI (NORMALMENTE QUELLE AL SERVIZIO DEL RESIDENTE), MA ANCHE DISTRUGGE IL NOSTRO ARTIGIANATO (ORO E VETRO ARTISTICO NE SONO ESEMPI CLAMOROSI)

PEGGIORAMENTO GENERALE DELLA QUALITA' DI VITA

  1. progressiva perdita dello spazio pubblico a scapito della vivibilità per effetto dilagante dei plateatici e l'invadenza dei venditori abusivi, la cui presenza, ormai, è massiccia.
  2. Importazione di attività abusive e malavitose di ogni genere, attratte da facili guadagni illeciti ed esentasse (vu-cumprà, tassisti, intromettitori, guide, strimpellatori, figuranti, scatolettisti, baby borseggiatori, falsi mendicanti) rendono difficile la sicurezza e la convivenza.
  3. Scarsità di servizi igienici in città, con inevitabile trasformazione delle calli in latrine.
  4. Scarsità dei mezzi di navigazione pubblici, strapieni a tutte le ore esaspera la mobilità pubblica del residente.
  5. Aumento della rumorosità in certe aree centrali della Città come S. Margherita o Rialto, per la concentrazione massiccia di giovani e universitari a tutte le ore o improvvisati extracomunitari strimpellatori questuanti.
  6. Endemica sporcizia generale.
  7. Perdita della centralità del residente, a vantaggio del turismo nelle politiche di governo.

Certo è, che del turismo non ci si può né ci si deve privare, ma questa sua forma richiede una forte attenzione con politiche orientate al controllo e gestione dei flussi e di riqualificazione del turismo di massa.

A maggior ragione, considerata la peculiarità veneziana, sarebbe necessario un ri-equilibrio economico articolato sulle "New e Green economy" e quella promettentissima del "Mare".

Inoltre si deve iniziare a pensare al numero chiuso, prenotazione obbligatoria e introdurre una tassa di scopo a sostegno della residenzialità autoctona. Sono queste le uniche vie possibili contro l'annientamento fisico della città e sociale del residente permanente. Nel frattempo, però, la Venezia d'acqua mostra con tutta evidenza l'emorragia di popolazione residente verso la terraferma. Oggi siamo scesi sotto i 60.000 residenti in città (recenti studi ricavati dalla produzione media dei rifiuti in Città parametrati a quelli di altre Città venete, indicano che la pressione turistica in città, già nel 2006 ha raggiunto le 74.000 presenze giornaliere equivalenti, pari a circa ventisette milioni annui), superando del 23% gli stessi residenti.

Crediamo, dunque, che qualsiasi progetto politico che non dichiari prioritario questo tema, sia poco credibile perché porta con sé questioni essenziali come la casa, il lavoro, l'ambiente, la cultura, il sociale.

 

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