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Venerdì, 26 Aprile 2024

Deposta la prima pietra d’inciampo a Mestre: «Un simbolo per tutta la terraferma» | VIDEO

Dedicata alla memoria di Vittorio Bassi, ebreo deportato e assassinato ad Auschwitz, la pietra d'inciampo si trova a Mestre, in via del Rigo 2

«Qui abitava Vittorio Bassi. Nato nel 1901, arrestato il 18 dicembre 1943. Deportato ad Auschwitz. Assassinato»: sono queste le parole impresse sulla pietra d'inciampo deposta questa mattina a Mestre, in via del Rigo 2. La prima ad essere stata posata sulla terraferma veneziana.

Il percorso della memoria, da oggi, prosegue quindi anche al di fuori del centro storico veneziano e delle sue isole: un percorso che, dal 2014, ha visto la deposizione nel solo capoluogo veneto di 134 Stolpersteine, blocchi in pietra ricoperti da una piastra di ottone per ricordare i cittadini veneziani deportati nei campi di sterminio nazisti.

La celebrazione odierna si è tenuta alla presenza della presidente del Consiglio comunale, Ermelinda Damiano, degli assessori Laura Besio e Renato Boraso, del presidente della Municipalità di Mestre Carpenedo, Raffaele Pasqualetto, e di Venezia Murano Burano, Marco Borghi.

Molti inoltre i rappresentanti del coordinamento cittadino per il Giorno della Memoria: Paolo Navarro Dina, vicepresidente della Comunità ebraica; Giulia Albanese, presidente dell’Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea; Ana Luiza Massot Thompson-Flores, ufficio Unesco Venezia; Luisella Pavan-Woolfe, direttrice del Consiglio d’Europa-Ufficio di Venezia e Petra Schaefer del Centro Tedesco di Studi Veneziani. Presenti inoltre rappresentanti dell’Anpi e delle associazioni Alpini e Figli della Shoah. 

La deposizione della prima pietra d'inciampo a Mestre ha visto una grande risposta da parte della comunità locale e dei giovanissimi. Tra questi, anche alcuni studenti dell’Istituto comprensivo Giulio Cesare di Mestre, che hanno omaggiato la cerimonia eseguendo un brano al violoncello.

«Il nostro – ha esordito Navarro Dina – è un lavoro di ricerca, di memoria e di ricostruzione di persone di cui rimangono solo un nome e una placca. Ricostruiamo un tessuto che ribadisce il senso di rete, di unione e di lotta contro l’antisemitismo, la xenofobia e l’intolleranza». E proprio dell'importanza di saper costruire una rete ha parlato anche Pavan-Woolfe, ricordando che le città europee della memoria, che complessivamente contano 70mila pietre d'inciampo, sono 1200. Da oggi Mestre si è aggiunta a esse. 

«La pietra d'inciampo è un modo per restituire dignità a quelle persone che se la sono vista togliere con la deportazione. Un modo per onorare la memoria di tutti quei concittadini strappati alla vita» ha aggiunto quindi Damiano. 

Tra i numerosi cittadini presenti anche Shaul Bassi, docente dell'Università Ca' Foscari di Venezia, che con Vittorio Bassi condividerebbe un comune antenato tedesco trasferitosi nella città lagunare: «Mi rattrista pensare che se gli italiani si fossero ribellati al fascismo, probabilmente oggi ci sarebbero dei figli o dei nipoti di Vittorio con i quali avrei potuto incontrarmi per parlare delle nostre origini».

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