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Martedì, 30 Aprile 2024

Emergenza granchi blu: le cooperative di pesca richiedono interventi di contrasto | VIDEO

Martedì 1 agosto il tavolo di lavoro urgente convocato al Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste

«Bisogna fare presto per frenare l’avanzata del granchio blu che sta infestando le lagune e gli stagni italiani mettendo a repentaglio le produzioni ittiche made in Italy, elementi cardine della dieta mediterranea e dell’intero ecosistema. Occorrono provvedimenti urgenti per sostenere economicamente le imprese di pesca duramente danneggiate da quella che a tutti gli effetti è una calamità naturale. Le risorse vanno indirizzate per sostenere i costi dello smaltimento, ad oggi a carico dei pescatori, riparare gli attrezzi danneggiati e indennizzare chi ha perso le proprie produzioni». Sono le conclusioni a cui è arrivato il tavolo di lavoro urgente convocato martedì 1 agosto a Roma al Masaf, il Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, su richiesta dell’Alleanza delle Cooperative pesca e acquacoltura per capire quali soluzioni mettere in campo contro l’ennesima sciagura per il settore, il granchio blu.

Si tratta di un animale infestante e deleterio per la pesca, che provoca danni anche per il turismo di regioni come il Veneto e l’Emilia Romagna, dove il costo al giorno per  la cattura e lo smaltimento da parte dei pescatori di questa sorta di cinghiali del mare ammonta a 100 mila euro, per mettere in salvo le produzioni.

«È un momento di confronto importante, quello con il sottosegretario di Stato Patrizio Giacomo La Pietra – commenta l'Alleanza delle Cooperative pesca e acquacoltura in una nota –, un incontro che abbiamo sollecitato, dal momento che il fenomeno peggiora di giorno in giorno. Anche i mercati ittici non riescono più a smaltire l’enorme offerta di granchi blu e il prezzo è crollato. La strada della vendita del granchio blu, quindi, che non conosce altri predatori in natura se non l'uomo, è tutta in salita. L'unica via al momento percorribile è ridurre il numero dei granchi attraverso campagne di pesca mirate e provvedere al loro smaltimento i cui costi si aggirano sull'euro al chilo. Cifre importanti, se si pensa che in un'ora si riescono a catturare anche tre quintali».

Le perdite subite finora ammontano al 50% del raccolto di cozze e vongole delle lagune del Delta del Po e della sacca di Goro: un dato in crescita poiché il granchio blu mangia anche il novellame, mettendo a rischio le produzioni dei prossimi anni.

«Abbiamo chiesto al ministro e al governo due strategie, una immediata e una a lungo termine. La prima riguarda l'attivazione di un fondo per sostenere i costi dello smaltimento dei granchi che ad oggi solo in capo ai  pescatori. La seconda, invece, punta a creare una filiera dalla pesca alla trasformazione, fino al consumo nelle tavole dei ristoranti, contro l’invasione dei granchi blu. Perché siamo tutti coinvolti, dal mare alla tavola, dalle nostre famiglie ai turisti che godono dei nostri prodotti del mare. A rischio sono centinaia di imprese e cooperative, migliaia di addetti oltre alla biodiversità dell’area interessata» continua l'Alleanza delle Cooperative pesca e acquacoltura.

Una richiesta, quella di un tavolo di confronto, richiesta assieme a un documento inviato a Roma dove vengono esposti i numeri dell’emergenza e delle conseguenze del più importante polo produttivo di molluschi bivalvi in Italia che dà lavoro a 4 mila imprese di pesca professionale e acquacoltura, vero e proprio asset strategico per l’economia dei comuni del Delta del Po veneto e romagnolo. Oltre alla stretta emergenza nel documento si chiede anche di avviare specifici progetti di studio della biologia della specie per individuare le migliori strategie con le quali la “lotta biologica” potrebbe risultare maggiormente efficace; e ancora: si richiede di definire un piano nazionale per il controllo e la riduzione numerica della specie aliena e di introdurre un meccanismo di autodifesa dell’acquacoltore analogo a quello posto in atto per l'autodifesa dell’agricoltore dai cinghiali. Infine viene inoltrata l'istanza di concedere la possibilità non solo di pescare i granchi blu ma anche di immetterli nel mercato, creando una vera e propria filiera, magari attraverso la nascita di start up specifiche. Un permesso, questo, ad oggi già accordato da Roma nelle zone interessate.

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