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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

«Dietro ai suicidi c'è l'incapacità di affrontare l’emergenza carceri»

Di Giacomo (Osapp): «Si confermano gravi problematiche, prima fra tutte il sovraffollamento»

Con il dato aggiornato delle ultime ore, in Italia da inizio anno si registra un totale di 13 suicidi all'interno delle carceri. Alcuni istituti preoccupano particolarmente: al Montorio di Verona - su cui di recente si è soffermata l'attenzione mediatica perché tra i detenuti c'è Filippo Turetta, reo confesso dell'omicidio di Giulia Cecchettin - si sono suicidati quattro reclusi negli ultimi due mesi, altri due hanno tentato di farlo. A Venezia il periodo più critico in questo senso è stata l'estate del 2023: tra giugno e luglio si sono tolti la vita il tunisino Bassem Degachi, il romeno Alexandru Ianosi e il brasiliano Alexandre Santos De Freitas, morto per avere ingerito tappi di bottiglia e palline da calcetto. Più di recente, l'8 gennaio, un 27enne di Chioggia si è suicidato nel carcere di Padova.

Vicende di questo tipo mostrano il fallimento dello Stato, che ha il compito di custodire i detenuti, e della funzione degli istituti di reclusione, che è quella di rieducare il condannato. Ed «evidenziano in modo più forte le gravi problematiche delle carceri, prima fra tutte il sovraffollamento», come spiega Aldo Di Giacomo, vicesegretario dell'Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziari. Secondo i dati del ministero della giustizia, aggiornati al 31 dicembre 2023, i 189 istituti italiani ospitano più di 60mila detenuti a fronte di una capacità di 51.179 posti. In Veneto, sempre al 31 dicembre, erano presenti 2.600 detenuti rispetto ai 1.947 che potrebbero essere ospitati. «Le presenze sono in costante aumento - ha spiegato la scorsa settimana il procuratore generale di Venezia, Federico Prato - e la situazione di sovraffollamento degli istituti di pena è particolarmente preoccupante».

L’identikit del detenuto suicida si caratterizza per un'età sempre più giovane e per problemi di natura psichica, mentre cresce il numero di stranieri. «Per noi - dice Aldo Di Giacomo - è indispensabile un sussulto dell’amministrazione penitenziaria e della politica ad occuparsi seriamente del carcere. L’emergenza ha superato il punto limite, con lo Stato incapace di garantire la vita delle persone che ha in custodia e la vita del personale oggetto di attacchi quotidiani. I dati del 2023 sono agghiaccianti: oltre 1800 aggressioni da parte dei detenuti al personale di polizia penitenziaria. È intollerabile».

La situazione, infatti, è resa ancora più critica dalla cronica carenza di organico e dalla scarsità di educatori. Questo crea difficoltà di gestione che aumentano non solo la probabilità di gesti di autolesionismo da parte dei detenuti, ma anche di proteste e, appunto, di episodi di violenza. «Il personale è all'osso - denunciava poche settimane fa Gianpietro Pegoraro, coordinatore della Funzione pubblica Cgil del Veneto -. Mancano sovrintendenti e ispettori e in ogni istante, visto il sovraffollamento, può scattare l'allarme».

A riepilogare le priorità è Umberto Carrano, dell'Unione dei sindacati della polizia penitenziari: «Per mettere in sicurezza il lavoro della polizia penitenziaria servono adeguamenti degli organici, individuazione di strutture idonee per gli psichiatrici e l'interessamento da parte del Asl, Regione Veneto e amministrazione penitenziaria per l'apertura di un apposito reparto, all'ospedale di Venezia, per accogliere detenuti che necessitano di assistenza ospedaliera».

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