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Martedì, 19 Marzo 2024
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La storia del Molino Stucky e di come diventò la più grande fabbrica di cereali al mondo

La nascita e lo sviluppo della grande industria fondata a Venezia da una famiglia di mugnai di origine svizzera

Simbolo dell'isola della Giudecca, il Molino Stucky che oggi conosciamo come hotel di lusso ha una grande storia alle spalle. In passato, infatti, il Molino Stucky era una fabbrica di cereali, il più grande centro di produzione e commercio di questo bene alimentare al mondo ma tutto ebbe inizio da una famiglia di origine svizzera che arrivò a Venezia e proprio qui fondò il suo impero. 

La storia di questa fabbrica inizia nel 1829 con Hans Stucky, un giovane che partito a piedi dalla Svizzera si trasferì in Italia e trovò lavoro in uno dei tanti molini del trevigiano. Da qui nacque la sua vocazione per il mestiere del mugnaio. Hans giunse a Venezia nel 1841 e andò a vivere a Cannaregio, di fronte alla chiesa di San Girolamo, trasformata in molino dove il campanile fungeva da ciminiera. Qui Hans conobbe quella che sarebbe diventata la sua compagna, la veneziana Domenica Forti dalla quale ebbe un figlio, Giovanni, nato nel 1843. Il giovane di casa Stucky crebbe all'insegna della vita borghese, frequentando i salotti d'Europa dove perfezionò le sue competenze e diventando un abile oratore. Grazie ai contatti con paesi come la Svizzera, la Francia, la Germania e l'Ungheria, Giovanni iniziò a sviluppare nuove tecniche li lavorazione del grano per sfruttare il potenziale del trasporto via mare. Ed è proprio a Venezia che decide di trasferirsi dopo il matrimonio con Antonia Alverà per ritirare un mulino e avviare un commercio internazionale di cereali. Dalla loro unione nascono tre figlie femmine e dopo quattordici anni di matrimonio il figlio maschio, Giancarlo, il futuro erede Stucky. 

Da mulino a vapore a simbolo di espansione industriale

Il 1880 è l'anno della svolta. Giovanni, infatti, dopo la morte del padre Hans acquistò un complesso sull'isola della Giudecca portando avanti la tradizione di famiglia e inaugurando quello che sarebbe diventato il famoso Molino Stucky il 14 luglio del 1884. Negli anni seguenti il molino, mosso a vapore e non idraulico, si trasforma, fino a diventare un vero e proprio simbolo di una città in piena espansione industriale. Ogni giorno, infatti, erano circa 1500 gli operai che si recavano sull'isola a lavorare gli oltre 2500 quintali di farina prodotti. 

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Il molino era costruito da un grosso fabbricato a sei piani, funzionale a forma di dado. La produzione, con molini a cilindri e macchine a vapore, era all'ordine di 500 quintali al giorno; due anni dopo lo stabilimento produceva tre volte tanto, e per questo l'edificio venne ampliato con un pastificio e un nuovo grande silos da ottanta mila quintali di grano.

Il macchinario molitorio fu scelto tra i più moderni ed efficienti e il personale ebbe a disposizione spogliatoi, docce, una sala ristoro, comodità inusuali per l'epoca. Una vera e propria fabbrica moderna che non si fermava nemmeno di notte, grazie anche a quell'energia elettrica che proprio in questo edificio fu utilizzata per la prima volta a scopo privato.

Nel 1895 il mulino venne ampliato dall'architetto tedesco Ernst Wullekopf a cui si deve la caratteristica facciata neogotica, con impresso il nome del proprietario, sormontato da un enorme orologio, e la torre a punta. 

Giovanni Stucky: l'uomo più ricco di Venezia e promotore della Biennale 

La potenza degli Stucky non era però soltanto economica ma anche culturale e politica, al punto che Giovanni fu proprio uno dei promotori della Biennale dell'arte e un punto di riferimento per l'alta società. Giovanni, nonostante restò sempre legato alle sue origini svizzere, scelse di avere come dimora veneziana per la sua famiglia Palazzo Grassi, dopotutto Stucky era diventato l'uomo più ricco in città, quello che movimentava il porto e quello che pagava più tasse. Era definito il “principe dei mugnai”.

La fine degli Stucky e l'assassinio di Giovanni

Poco dopo i festeggiamenti per il 25esimo anniversario di attività, il gesto di un folle interrompe bruscamente la sua ascesa. Nel 1910 Giovanni Stucky viene, infatti, assassinato alla stazione ferroviaria di Santa Lucia da un ex operaio con problemi mentali, con grande sconcerto della popolazione locale che lo considerava un autentico benefattore.

È l’inizio, purtroppo, della fine. L'eredità viene raccolta dal figlio Giancarlo che, costretto a far fronte alla concorrenza spietata dei nuovi trasporti su rotaia, non riesce a fermare il lento ma inesorabile declino del mulino. Le attività del mulino cessarono definitivamente nel 1954, nonostante una lunga occupazione dello stabilimento da parte degli operai che cercavano a tutti i costi di salvare il futuro della fabbrica e con esso anche il loro lavoro.

Il testamento di Giancarlo iniziava così. “Sono l’ultimo degli Stucky nati a Venezia, e desidero che questo nome onorato non figuri - dopo la Mia morte - che a San Michele in Isola, dove riposano i miei cari ai quali ho dedicato sempre tutto il mio affetto. Prego pertanto congiunti e amici di accogliere questo mio intendimento. Seguendo l’esempio paterno ho sempre trasformato il denaro in opere. Il mio patrimonio è sfumato senza mia colpa e senza mio rimpianto. Mi è rincresciuto soltanto di non poter più largamente creare e donare.”

Ci sono voluti cinquant’anni per riaprire le porte del Molino Stucky che dopo una sapiente ristrutturazione nel 2007 ha dato vita ad un resort e dà nuovamente lavoro a tante persone dell’indotto turistico della città. 

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