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Lunedì, 29 Aprile 2024
Mestre Mestre Centro / Via Giosuè Carducci

Il condominio "zona militare". «Filo spinato prima di chiudere il vicolo»

La palazzina in via Carducci "difesa" come una caserma. La città si protegge dal degrado e lo fa alzando cancelli, mettendo reti, chiudendo i cortili

Sbandati, consumatori e spacciatori a Mestre si rifugiano ovunque. Nei cortili, davanti ai garage, sui portoni. Scavalcano e bivaccano anche dentro alle proprietà private. Gli inquilini esasperati si attrezzano e domenica in via Carducci è apparso il filo spinato. «Per ora ci arrangiamo così, poi speriamo al massimo entro fine anno di mettere un cancello più alto proprio all'inizio del vicolo, in modo da sbarrare l'accesso a ogni palazzina», dicono i residenti. C'è chi lo vive come un rimedio temporaneo, chi lo snobba e chi pensa sia un deterrente. Comunque il retro dello stabile nel cuore di Mestre protetto come una "zona militare" fa discutere.

Il segno di una città che tenta di proteggersi da spaccio, degrado, sbandati e consumatori di droghe, che ormai da queste parti non si contano più, e lo fa alzando cancelli, mettendo reti, chiudendo i cortili. Di giorno e di notte sul retro di quell'edificio c'è chi scavalca. «Entrano e arrivano fino alla centrale termica dove c'è uno spazio nascosto - dice un proprietario - e lì si mettono a dormire o consumare sostanze. Ogni giorno chiamiamo la polizia locale che arriva, li allontana, ma la situazione non si risolve: ritornano».

Per come è stato montato, sopra un cancello molto basso, in concreto il filo spinato non sembra proteggere granché dalle intrusioni. La funzione simbolica è però innegabile. In zona, raccontano i residenti, saranno dieci anni che si continua a chiudere con reti e cancelli. Uno dei casi che più ha fatto discutere, un paio di mesi fa, è il cancello montato in via Col Moschin (quartiere Piave) che ha bloccato l'accesso al cortile condiviso da una ventina di abitazioni, prima meta di bivacco. «Avevamo gli spacciatori qui dentro, giorno e notte, ora stiamo benissimo. Siamo sereni e tranquilli - racconta un abitante - L'ho fatto per la sicurezza di mia figlia ed è stato un buon investimento». (Foto sotto: cancello in via Col Moschin, Giampaolo Conte).

Cancello in via Col Moschin

A testimoniare e raccontare per immagini la comparsa di cancelli, reti e anche fili spinati, ormai da qualche anno, a protezione degli abitanti del quartiere Piave è Giampaolo Conte, attento osservatore del quartiere, residente e amministratore della pagina social "E robe del quartiere Piave". Conte è stato forse anche il primo residente in zona a utilizzare del filo spinato. «Cinque anni fa ho messo tutto attorno a una grondaia vicino al terrazzo di casa mia del filo di ferro. L'avevo fatto preparare perché da lì è facile arrampicarsi e arrivare al poggiolo e anche perché spesso sotto vanno a consumare droghe o bivaccare». La polizia locale ha compiuto alcuni sopralluoghi e l'assessore alla Sicurezza, Elisabetta Pesce, evidenziando l'impegno h24 del Corpo, sarà impegnata in un approfondimento delle problematiche che hanno portato gli autori a decidere di montare il filo di ferro nel cancello. (Foto sotto, grondaia con filo spinato, foto di Giampaolo Conte).

Grondaia con filo spinato, foto di Giampaolo Conte

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