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Mestre Mestre Centro / Via Rampa Cavalcavia

Lorenzo Nardelli ucciso, cugini moldavi in carcere. Gli inquilini: «Diceva, "ho sbagliato"»

Il 32enne di Salzano a terra con la testa rotta nel condominio di via Rampa Cavalcavia. Radu e Marin Rasu parlano di una sua intrusione in casa assieme ad altri due. Per i vicini: «Forse un regolamento di conti»

«Ho sbagliato». Lorenzo Nardelli, 32enne di Salzano trovato morto nell'ascensore di un condominio a Mestre, nella notte fra mercoledì e giovedì, ha pronunciato queste parole secondo alcuni inquilini. A raccontare l'accaduto, dicendo di aver sentito gridare "aiuto" e dire: "dammi le chiavi", prima che il giovane venisse soccorso, invano, al terzo piano del civico 9 con la testa rotta, vari residenti dello stabile. Poliziotti e operatori del Suem hanno provato a rianimarlo, dopo averlo tirato fuori dall'ascensore bloccato, con altre due persone all'interno, grazie all'intervento dei vigili del fuoco. Per Nardelli non c'è stato però niente da fare.

«Verso le 23 ho sentito dei colpi dentro l'ascensore, qualcuno gridava, ho chiamato la polizia - dice l'anziana della porta di fronte - Non mi sono neppure affacciata, ho guardato dallo spioncino e ho visto che trascinavano fuori un corpo. C'erano due persone, oltre a quella a terra, forse perché la fotocellula è rotta e la porta dell'ascensore si è bloccata intrappolando tutti all'interno». Con il giovane trovato morto due cugini moldavi: il 32enne Radu Rasu e il 35enne Marin Rasu che i poliziotti hanno arrestato e portato in carcere con l'accusa di omicidio.

Secondo la loro testimonianza si sarebbero trovati faccia a faccia con il giovane di Salzano, entrato a casa loro di nascosto e senza far rumore, prima di reagire iniziando una colluttazione. Un ladro per loro l'italiano, che hanno assicurato di non aver mai visto prima e che li avrebbe colti di sorpresa da solo, puntando a svaligiare proprio il loro appartamento, anche se poi i cugini moldavi hanno raccontato di aver visto scappare giù dalle scale almeno altre due persone. Radu Rasu, rimasto da solo nella casa intestata ad A.M., che è il compagno di sua madre, mercoledì sera ha chiamato il cugino Marin per stare in compagnia. La mamma infatti è in Moldavia e il "patrigno" è via già da qualche giorno, raccontano i vicini, che spiegano anche come mai fossero iniziate delle lamentele per la tv tenuta accesa con volume molto alto fino a tarda sera. «Senz'altro - dicono - chi è entrato lo ha fatto perché qualcuno gli ha aperto la porta. E si avvertiva chiaramente che parlavano tra loro. "Ho sbagliato", si sentiva dire e solo dopo le urla, i colpi e il grido d'aiuto. Sembrava - affermano - un regolamento di conti».

Una versione assai distante dalla testimonianza resa dai cugini, uno dei quali, Marin, senza lesioni né graffi dopo la colluttazione, avrebbe anche chiamato i soccorsi. Restano quindi numerosi i punti da chiarire. Come mai, ad esempio, i presunti tre malviventi, fra cui la vittima di Salzano, avessero deciso di colpire proprio quell'appartamento al terzo piano e non altri, molto vicini, in cui vivono persone anziane molto più vulnerabili. La casa in questione è un appartamento di proprietà dell'Ive, Immobiliare veneziana del Comune. Il titolare di contratto d'affitto lo è da circa cinque anni. Dei 31 appartamenti del civico 9 almeno il 30 per cento è di proprietà Ive e viene dato in affitto. «Non sempre purtroppo si tratta di inquilini che rispettano le regole, pagano le spese, peraltro piuttosto alte e dichiarano eventuali ospiti che si aggiungono al nucleo registrato, neanche quando si sostituiscono completamente. Servono controlli e regole nazionali concordate con il livello locale perché gli appartamenti sovraffollati o subaffittati creano grossi problemi di sicurezza», dice l'amministrazione Rizzi. A questo poi negli ultimi anni si è aggiunto il problema del bivacco sul portone d'ingresso di senzatetto e consumatori di droghe.

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