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L'invito del Teatro Stabile del Veneto a "Eracleonte da Gela": scrivi per noi

La lettera del presidente Giampiero Beltotto

Il presidente del Teatro Stabile del Veneto, Giampiero Beltotto scrive all'autore dei versi su una lontana pandemia, attribuiti al misterioso Eracleonte da Gela e letti dal Presidente della Regione del Veneto durante una conferenza stampa del 31 marzo.

Egregio Eracleonte,

Grazie di essersi svelato al mondo e agli ingenui come il sottoscritto che, forse in virtù delle stagioni trascorse, si fanno menare “socialmente”per il naso. In questo caso più che volentieri. Il suo testo mi aveva commosso e mi commuove, segno che la bufala era bufala per un pezzettino, il pezzettino che riguardava l’attribuzione. Del resto le attribuzioni sono materia scivolosa anche per i grandi, pensi al più che competente Giulio Carlo Argan alle prese con le teste di Modigliani. Poco male. Negli anni del classico la questione omerica poco mi appassiono’ , ma le vicende di Achille e di Odisseo mi piacquero tanto da raccontarle poi ai miei figli, e certo peggio di quanto lei è riuscito a fare con la moderna peste. Andiamo al punto. Se lei ha commosso me, potrebbe commuovere molti altri. Perché non scrive un altro poemetto che il Teatro Stabile del Veneto, impegnato nella Stagione sul sofà offrirebbe ai suoi ospiti in streaming? Averla tra i nostri autori sarebbe un privilegio e un onore e sono certo che magari in un’altra conferenza stampa potrebbe essere citato da un governatore come Zaia, capace di coniugare poesia e tecniche di sopravvivenza. Le assicuro che quassù, in Veneto, quei versi da lui citati per  aver dato retta a un vecchio amico, hanno portato diverse persone a vivere un po’ meglio la quarantena di una comunità.
Ci pensi e mi faccia sapere. Mi firmo col mio vero nome. 
Giampiero Beltotto
Presidente del Teatro Stabile del Veneto

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