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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

L'anno nero del commercio di prossimità: imprenditori pronti a vendere i negozi mentre l'online vola

Preoccupazione da Cristina Giussani, presidente Confesercenti Veneto mentre Patrizio Bertin, presidente di Confcommercio Veneto, denuncia una situazione preoccupante per il made in Italy imprenditoriale e per lo stesso sistema italiano: «Perdendo le imprese perdiamo la storia e la cultura di questo territorio»

La situazione delle imprese commerciali in Veneto si fa sempre più difficile e ciò rende il commercio «molto appettibile per certi soggetti che illegalmente possono aggredire il mercato, sapendo di avere di fronte imprenditori stanchi, snervati e in difficoltà».

«Se perdiamo le imprese perdiamo la cultura del territorio»

Lo spiega alla 'Dire' Patrizio Bertin, presidente di Confcommercio Veneto, che si spinge più in là e denuncia una situazione preoccupante per il made in Italy imprenditoriale, oltre che per lo stesso sistema lavoro italiano: «Davanti ad una offerta gli imprenditori sono disposti a lasciare, accordandosi magari per mantenere un posto di lavoro all'interno dell'impresa. Ci sono molte persone che vogliono vendere i loro negozi, c'è piu' offerta che domanda». E questo apre le porte a fenomeni pericolosi: «Le imprese sono vulnerabili, noi come associazione stiamo tenendo le antenne alte ma non possiamo dire che c'è qualcosa di illegale se qualcuno ha la disponibilità  e acquista una attivita - sottolinea Bertin -. Certo è che se perdiamo le imprese abbiamo perso la storia e la cultura di questo territorio, non solo in ambito commerciale ma anche dei servizi e dell'artigianato».

Il territorio muore, vive il virtuale

E così mentre le aziende del territorio chiudano e annaspano, le big dell'online volano. Una situazione testimoniata dai dati Istat apparsi in queste ore in merito al Black Friday: con i negozi di nuovo sottoposti a restrizione, la giornata di sconti ha causato lo spostamento di importanti quote di mercato verso l’on-line, che a novembre ha realizzato un incremento di oltre il 50%, il terzo aumento più importante di sempre dopo giugno e ottobre scorso. «A novembre, la seconda ondata ha ‘chiuso’ del tutto oltre 190mila negozi nelle regioni rosse, a cui si sono aggiunte altre 68 mila attività in Veneto, Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna cui è stato imposto lo stop di domenica e almeno altri 50mila negozi nelle gallerie commerciali per cui il divieto di apertura, invece, è stato esteso a tutto il weekend. Una chiusura di massa che di fatto ha reso impossibile ai negozi partecipare ai vari Black Friday e Black Weekend, con grande vantaggio dell’online: per questo avevamo chiesto di spostare la promozione fino al momento della riapertura dei punti di vendita fisici, intervento purtroppo fallito per il mancato accordo delle altre parti sociali» spiega Cristina Giussani, presidente Confesercenti Veneto.

Governo corra ai ripari

Quindi «il governo - chiude Bertin - dovrebbe correre ai ripari anche per questa emergenza che si sovrappone alle tante situazioni di pericolo che abbiamo. Il governo deve capire che quando firma un decreto che prevede misure restrittive deve far arrivare i soldi nei conti correnti delle imprese il giorno prima delle chiusure. Deve darci ossigeno per darci la speranza di poter resistere». 

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