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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Obbligo di green pass nelle aziende, consulenti: «Controlli a campione, impossibile programmare»

L'Ordine veneziano: «Per privacy è impossibile sapere quanti sono i lavoratori vaccinati. Per le imprese, specie piccole, diventa impossibile gestire le sostituzioni per garantire la produzione»

Via libera all'obbligo del green pass per i dipendenti pubblici e privati dal 15 ottobre: organizzare il lavoro, spiegano i consulenti, non sarà facile. Spetta infatti al datore verificare la certificazione che, se mancante, può dar luogo alla sospensione, pur con conservazione del posto di lavoro. 

 «Se da un lato vi sono le aziende strutturate in cui la mancanza di alcuni lavoratori non dovrebbe creare importanti difficoltà, nelle aziende più piccole l’applicazione del decreto legge crea sicuramente problemi gestionali e organizzativi - commenta il consigliere Luca Scalabrin dell'Ordine dei consulenti del lavoro della provincia di Venezia - caratterizzati soprattutto dalla mancanza di personale».

L'Ordine chiarisce che le problematiche legate all’obbligo del green pass sono di due tipi. «L'azienda si vede costretta a mettere una persona a effettuare i controlli all'ingresso e mandare a casa le persone non in regola. Controlli che, tra l'altro, possono essere "a campione" e “ove possibile”, esponendo di fatto l'azienda a rischi: come fare a garantire la regolarità lavorativa richiesta nella struttura? - ragiona Scalabrin - Infatti,  per una questione legata alla privacy, per il datore di lavoro è impossibile sapere prima se una persona è vaccinata o meno, e questo impedisce di pianificare e organizzare il lavoro in base alle risorse disponibili».

Il problema si pone anche per le aziende con meno di 15 dipendenti, per le quali il decreto stabilisce che dal quinto giorno di assenza ingiustificata il datore di lavoro può sospendere il lavoratore per la durata corrispondente a quella del contratto di lavoro stipulato con la persona che lo andrà a sostituire, e comunque per non più di 10 giorni. «Si tratta di una norma arzigogolata che le aziende fanno fatica a gestire - dice il consigliere - Ciò succede perché spesso si fanno le norme, ma non se ne comprendono realmente le conseguenze. Sarebbe necessario modificare l’aspetto tecnico dell’articolo e le espressioni "a campione" e "ove possibile", che generano ambiguità, dando adito a possibili futuri ricorsi. Infine, resta da chiarire l’aspetto dello smart working per i lavoratori non in possesso del green pass», conclude l’Ordine.

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