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Economia

Le pmi del Veneto avanzano 5 miliardi di euro dallo Stato

Nonostante «nel liquidare i propri fornitori, la pubblica amministrazione del Veneto è tra le più tempestive d'Italia», spiega la Cgia di Mestre

Nel liquidare i propri fornitori, la pubblica amministrazione del Veneto è tra le più solerti d'Italia, con tempi medi di pagamento nettamente inferiori ai limiti stabiliti per legge. Tuttavia, l'ufficio studi della Cgia di Mestre stima che le aziende della nostra regione continuino ad avanzare dallo Stato centrale e dalle sue articolazioni periferiche almeno 5 miliardi di euro.

Come è possibile, se le amministrazioni pubbliche presenti in Veneto sono tempestive nei pagamenti? Lo spiega la Cgia: «In primo luogo perché molte aziende venete lavorano per grandi aziende pubbliche, ministeri o enti locali di altre regioni, e in secondo luogo perché, come ha segnalato la Corte dei Conti, si starebbe consolidando una tendenza che vede le amministrazioni pubbliche privilegiare il pagamento in tempi brevi le fatture di importo maggiore e ritardare intenzionalmente la liquidazione di quelle di importo meno elevato. Una modalità operativa che, ovviamente, penalizza le piccole imprese che, generalmente, lavorano in appalti o forniture di importi nettamente inferiori a quelli "riservati" alle attività produttive di dimensione superiore».

Secondo gli indicatori di tempestività dei pagamenti (Itp) del 2022, solo 3 ministeri italiani su 15 hanno rispettato i termini di legge previsti nelle transazioni commerciali tra un'amministrazione dello Stato e un’impresa privata. Se il ministero dell'Economia e delle finanze (Mef), gli Esteri e l’Agricoltura hanno saldato i propri fornitori in anticipo, tutti gli altri, invece, hanno pagato dopo la scadenza pattuita. Tra i più ritardatari ci sono il ministero del Lavoro e delle politiche sociali (27,51 giorni di ritardo), l’Università/Ricerca (+38,32) e l’Interno (+49,26).

Bacchettati dalla Corte di Giustizia dell’Ue

Con la sentenza pubblicata il 28 gennaio 2020, la Corte di Giustizia Europea ha affermato che l’Italia ha violato l’art. 4 della direttiva Ue 2011/7 sui tempi di pagamento nelle transazioni commerciali tra amministrazioni pubbliche e imprese private. Sebbene in questi ultimi anni i ritardi medi con cui vengono saldate le fatture in Italia siano in leggero calo, nel 2021 la commissione ha inviato al Governo Draghi una lettera di messa in mora sul mancato rispetto delle disposizioni previste dalla direttiva europea approvata 10 anni fa.

Per risolvere l'annosa questione, che sta mettendo a dura prova la tenuta finanziaria di tantissime Pmi, per la Cgia di Mestre c’è solo una cosa da fare: prevedere per legge la compensazione secca, diretta e universale tra i crediti certi liquidi ed esigibili maturati da una impresa nei confronti della PA e i debiti fiscali e contributivi che la stessa deve onorare all’erario. «Grazie a questo automatismo - spiegano - risolveremmo un problema che ci trasciniamo appresso da decenni. Senza liquidità a disposizione, infatti, tanti piccoli imprenditori si trovano in grave difficoltà e in un momento così delicato per l’economia del Paese».

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