Mostra fotografica “I giardini classici di Suzhou”
Al primo piano di Ca' Bottacin (Dorsoduro 3911, calle Crosera) è esposta la mostra “I giardini classici di Suzhou”, iniziativa che rientra nel palinsesto de “Le Città in Festa” ed è organizzata da Ca’ Foscari assieme alla Città di Suzhou e all’Istituto Confucio di Venezia.
La mostra comprende trenta fotografie degli storici giardini della città cinese di Suzhou, gemellata con Venezia dal 1980. Essi, per la loro bellezza, a partire dal XVI e XVII secolo divennero il modello del tipico giardino cinese. Oggi, degli oltre duecento giardini presenti nell’epoca d’oro della città, ne sono conservati sessantanove. I giardini di Suzhou sono in sostanza un versione ridotta del mondo e ripropongono gli elementi base di acqua, pietre e piante, secondo i dettami filosofici di Zhu?ngz? e Laozi. Venivano create artificialmente colline e corsi d’acqua, piantati alberi e arbusti. Completavano l’opera gli edifici nello stile tradizionale cinese, che venivano usati per la meditazione, per bere il tè, per suonare o ascoltare musica. Marco Polo descrisse questi giardini ne “Il Milione” e dal 1997 alcuni di essi sono Patrimonio Unesco.
«Suzhou è definita la Venezia della Cina - commenta l’assessore Massimiliano De Martin - e anche se il giardino viene concepito in un’ottica diversa da quello occidentale, senza dubbio è l'importanza dedicata alla qualità degli spazi verdi a costituire un ulteriore punto di incontro tra le due città. L’obiettivo comune è quello di valorizzare la biodiversità territoriale e arricchire il concetto di qualità urbana. In quest’ottica a Venezia e in Terraferma abbiamo posto in essere numerosi interventi di rigenerazione urbana e riqualificazione ambientale, volti alla realizzazione di corridoi ecologici e alla creazione di spazi verdi fruibili dai cittadini, ma soprattutto con lo scopo di valorizzare habitat naturali e riportare la natura all'interno della città. Nel 2024, in occasione dei 700 anni dalla morte di Marco Polo, spero possiamo essere uniti nel ricordare l’uomo che ha reso possibile, in quel passato, relazioni che fino ad oggi rimangono vive nelle nostre quotidianità».