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Ospedale Civile, Pigozzo: «Capiremo se è declassamento o riclassificazione»

Intanto cittadini, comitati e partiti si preparano alla mobilitazione di domenica

Le schede presentate dalla giunta regionale con la notizia del declassamento dell'ospedale Civile di Venezia pongono cittadini, comitati e politica in assetto da combattimento. C'è già la data della mobilitazione: domenica 31 marzo alle 11 davanti all'ospedale, cui hanno assicurato di partecipare varie anime della città. «È uno stato di preoccupazione anche giustificato - spiega il consigliere regionale del Pd, Bruno Pigozzo, componente della commissione Sanità in Regione -. La giunta nel fare la delibera con le nuove schede ha fatto le sue scelte e le ha comunicate. Non c'è ancora stata una discussione in commissione, presieduta da Fabrizio Boron della Lega, e non è iniziato l'esame della delibera, non lo sarà neppure giovedì, ci auguariamo la prossima settimana. Fino a quel momento le intrpretazioni si sprecano: il civile non è più spoke, a differenza di San Donà, Mirano e Dolo, sarà ospedale di base. Una delle prime domande che faremo alla giunta sarà proprio questa: si tratta di un declassamento o di una riqualificazione? Al di là della forma, dobbiamo capire cosa c'è all'interno dell'ospedale e cosa si intende fare. Se il rapporto tra cittadini e posti letto rispetta i parametri di qualità recepiti anche a livello regionale. E in base a questo se le strutture dipartimentali, che funzionano in maniera aggregata, rispondono a una Sanità di qualità. Avremo una lettura puntuale dei dati con le spiegazioni. Quanto ai comitati cittadini, nella costruzione del piano sanitario non sono stati uditi mentre da parte nostra c'è e ci sarà disponibilità e apertura al dialogo. Ciò che dobbiamo capire è se ci sarà una riduzione di posti letto e se verrà rispettata la specificità della città, già riconosciuta per Venezia come per altri poli regionali. Di certo se sostanzialmente si tratta di tagli i cittadini hanno diritto di essere informati».

L'attenzione in Comune 

Intanto dal Comune si fa sapere che l'assessore alla Coesione Sociale, Simone Venturini, delegato dal sindaco sulla questione, riferirà martedì in giunta circa i primi colloqui iniziati con la Regione. Di sicuro, viene spiegato, c'è da tenere presente che già i dati sull'erogazione del servizio idrico alla rete cittadina ci hanno mostrato come i cittadini veneziani siano in realtà molti di più di quelli registrati all'anagrafe, e come di questo sia necessario tenere conto. Il Partito Democratico di Venezia fa sapere di aderire ufficialmente all’assemblea di domenica e redige un atto per chiedere al sindaco e all'assessore competente rispetto al «declassamento del Civile di Venezia da presidio di rete a struttura di base, cosa intenda fare, anche per affrontare il tema della forte carenza di medici sul territorio e dell’assistenza sanitaria della popolazione». «Assurdo non tenere conto sia della specificità di Venezia, e delle sue isole, che della presenza di migliaia di lavoratori e lavoratrici che ogni giorno gravitano attorno alla nostra cittá - scrive Monica Sambo capogruppo Pd in consiglio comunale -. Per non parlare dei circa 30 milioni di turisti che la visitano. Questo avrà degli effetti anche sulla residenza perché lo spopolamento è collegato anche ai servizi che una città offre».

Specificità turistica

«Ci siamo mossi - dice Marco Gasparinetti del Gruppo25Aprile -, abbiamo avuto un incontro con il direttore generale dell'Ulss3 Giuseppe Dal Ben. Saremo in Consiglio regionale perché è là che vanno contestate le scelte. Del comitato fanno parte molti medici e ci stiamo consultando con loro. Alla mobilitazione generale  di domenica aderiamo - annuncia - ciascuno con il suo stile e i suoi strumenti, per un nostro impegno civile a fianco della cittadinanza. Ma ciò che vogliamo sottolineare è che Venezia è l'unico capoluogo di regione in Italia a non avere un suo eletto in Consiglio regionale. Da parte nostra sono stati presentati i volumi di attività dei vari reparti, sia in termini di ricovero che di prestazioni ambulatoriali. La misura di tale attività dimostra la necessità che Venezia sia dotata di un ospedale adeguato a rispondere ai bisogni non solo dei residenti della Venezia insulare, ma anche dei turisti, degli studenti stanziali e dei migranti, per un totale di circa 160.000 utenti. In questo contesto - scrive il comitato - appare incomprensibile il criterio della scelta politica utilizzato per riconoscere la specificità turistica a Jesolo e a Cortina d’Ampezzo che non hanno neanche lontanamente i “numeri” di residenti e di presenze turistiche di Venezia».

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