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Mestre Mestre Centro / Piazza Erminio Ferretto

Passeggeri aeroportuali da 18 a 4 milioni: tracollo del lavoro. Centinaia in protesta a Mestre

In 250-300 tra lavoratori aeroportuali e rappresentanti sindacali in presidio dagli scali di Venezia, Treviso e Verona. Lo stallo va avanti da oltre un anno nel settore. Tra diretti e indotto si contano 8.000 operatori: ora in cassa integrazione tanti temono di diventare esuberi

Sono arrivati in piazza Ferretto da Venezia, Treviso e Verona, mercoledì mattina, in 250-300 tra lavoratori aeroportuali e rappresentanti sindacali della Filt Cgil, Fisascat Cisl, Uiltrasporti e Ugl, per manifestare contro lo stallo di un settore strategico per l'economia regionale e nazionale che va avanti da oltre un anno. Sono 8.000 i dipendenti diretti e dell'indotto degli aeroporti Marco Polo di Venezia, Antonio Canova di Treviso e Valerio Catullo di Verona sostenuti dalla cassa integrazione, al 70% dello stipendio. Sono smista bagagli, addetti alla sicurezza, tecnici del controllo, capi scalo, impiegati dell'ufficio informazioni, del reparto addetti alla ridotta mobilità, responsabili della sicurezza sulle piste e dei contatti con la torre di controllo: circa 1.200 lavoratori del gruppo Save che gestisce i tre scali.

Alcune categorie, come gli addetti al supporto dei clienti lungo i corridoi degli aeroporti (i floor walker), sono rimasti completamente a casa: non operano più nemmeno a rotazione come tutti gli operatori di Treviso, ancora chiuso. Il traffico passeggeri tra il 2019 e il 2020 è passato da 18 a 4,3 milioni (considerando anche lo scalo di Brescia). Venezia con 2.799.688 passeggeri ha perso il 75,8%, Treviso, con 463.679 registra un -85,8% e Verona con un milione di passeggeri perde il 71,4% di traffico. Con questi numeri l'impatto su tutto l'indotto del mondo aeroportuale è stato drammatico: circa 7.000 gli addetti delle pulizie, della sicurezza, dei trasporti, della ristorazione e dei negozi che sino fermati. E il futuro per loro è sempre più incerto, con una campagna vaccinale che stenta a decollare e la cassa integrazione che coprirà fino a fine anno.

«Certi servizi pubblici essenziali con la pandemia sono stati comunque tagliati dal gestore, quindi è successo che gli addetti alle persone con ridotta mobilità, ad esempio, fossero meno di quelli che servivano», racconta Alberto Mainardi, delegato Filt Cgil. «C'è gente che sta vivendo di stenti da un anno e non arriva a fine mese. La situazione è drammatica», commenta Patrizia Manca, segretario regionale Fisascat Cisl. «Ad oggi gli stagionali che non verranno assunti, come l'anno scorso, a Venezia sono almeno 500 - spiega Matteo Martini della Uiltrasporti regionale - Il traffico aereo se riprenderà lo farà lentamente e più tardi di altri comparti, temiamo licenziamenti fino al 20-30% di lavoratori».  La riduzione del  volume di passeggeri è condizionata dal fatto che storicamente il traffico   degli   aeroporti   del   polo   nord   est (Brescia inclusa) è alimentato dai mercati internazionali (nel 2019 il mercato domestico aveva rappresentato il 35% del totale, contro unamedia nazionale del 46%). Il settore cargo ha gestito 80.629 tonnellate di merce, registrando una riduzione minore intermini percentuali rispetto ai passeggeri, pari al - 15,4%.

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