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Venerdì, 26 Aprile 2024
Mestre Mestre Centro / Via Cà Venier

Delitto di Mestre: uccisa con un martello, l'assassino ha tentato di ripulire la scena

L'uomo aveva usato un mocio per lavare a terra. Era già stato in carcere per omicidio fino agli anni '90. Sega trovata nel giardino condominiale, manca ancora un eventuale movente

Ci sono ancora molti particolari da chiarire sull'omicidio di via Ca' Venier per cui è stato arrestato Riccardo Torta. Sul fatto che sia stato lui a uccidere Nelly Pagnussat nel suo appartamento in centro a Mestre ci sono pochi dubbi: gli accertamenti proseguono, a partire da quelli del medico legale. Si cerca di stabilire di preciso che cosa abbia scatenato la furia dell'uomo. Perché, almeno per ora, un movente non esiste. Non aiuta il comportamento dell'assassino, che dopo la cattura si è chiuso nel silenzio più totale. Al momento si trova in carcere, seguito da uno specialista che lo ha assistito nelle fasi successive all'arresto.

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Eppure alcuni dei suoi comportamenti dopo il delitto potrebbero indurre a pensare che Torta non fosse completamente fuori di sé. Anche se in modo scoordinato, stava forse tentando di occultare il crimine, come dimostrato dal fatto che aveva lavato il pavimento con un mocio. Impossibile, naturalmente, nascondere del tutto quel lago di sangue. Più tardi l'uomo aveva ripulito anche se stesso: la signora del piano di sotto che l'ha incrociato mentre usciva dall'appartamento della vittima l'ha descritto come sporco di sangue, mentre al momento della cattura i suoi abiti non presentavano macchie. La sega utilizzata per fare a pezzi la vittima è stata invece ritrovata in un angolo del giardino.

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Delitto in centro a Mestre, irruzione della polizia

Le volanti giunte sul posto hanno subito blindato la scena del crimine. Dopodiché è stato chiesto l'intervento dell'Uopi (unità operativa di pronto intervento), oltre che del 118, dei vigili del fuoco e delle altre forze dell'ordine, con l'obiettivo primario di preservare la sicurezza degli altri residenti. Subito dopo sono stati fatti arrivare gli operatori della società del gas, che hanno provveduto a staccare la fornitura allo stabile. Immediati i controlli per verificare se l'uomo potesse essere in possesso di armi. Le forze di polizia hanno studiato i punti di accesso dell'appartamento, pronti per una eventualmente irruzione: poi l'avvicinamento all'ingresso della casa, dove gli agenti hanno avviato una prima mediazione. È andata bene: Torta ha aperto la porta, ma non è uscito. Gli agenti dell'Uopi lo hanno prontamente bloccato sull'uscio, anche perché lui aveva iniziato a urlare. È stato calmato anche grazie all'intervento dello psichiatra, dopodiché è stato caricato in ambulanza e portato in questura, dove è rimasto sempre tranquillo e non ha opposto resistenza. Al termine degli accertamenti nella palazzina si sono portati gli uomini della polizia scientifica di Venezia e Padova per un sopralluogo. 

L'arma del delito potrebbe essere proprio il martello che l'uomo aveva in mano quando è stato visto dalla vicina e dalla figlia della vittima (che poi ha avuto un malore), mentre la sega circolare, di una marca molto comune, è stata utilizzata per fare a pezzi il corpo. Nel passato di Torta un altro omicidio, che nel 1973 gli costò una condanna in Appello a 18 anni di carcere, dove rimase fino agli anni Novanta. Lanciò un pezzo di travertino dal ponte dell'Accademia, colpendo in pieno un finanziare a bordo di una lancia delle fiamme gialle. L'Ulss 12 era a conoscenza del caso da tempo: i medici hanno confermato che nella fase dell'arresto si è palesato solo un grosso disorientamento con uno choc emotivo per quanto commesso. Dell'assassino sono noti i precedenti e la situazione di disagio: era stato visto dagli operatori appena tre giorni fa, ma da tempo non erano emersi aspetti psicotici rilevanti.

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