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Comitati uniti per cambiare Mestre: «Vogliamo i cittadini al centro, servono servizi e welfare»

Ieri sera assemblea pubblica al Laurentianum: si è parlato di taglio ai servizi sociali, di "monocultura turistica" e di necessità di riappropriarsi degli spazi pubblici

Per chi vive in centro i problemi principali sono i vuoti urbani abbandonati (come quello dell'ex Umberto I), lo sviluppo in senso "turistico-centrico" della città e l'insufficienza di spazi comuni dedicati alla socialità. I rappresentanti dei quartieri periferici, invece, contestano la tendenza dell'amministrazione ad accentrare le decisioni e a svuotare di potere le Municipalità. Il risultato, per tutti, è che le aree urbane perdono di vitalità e si prestano maggiormente alla diffusione di droghe, alla riduzione dei servizi sociali, allo svuotamento degli spazi.

Sviluppo della terraferma

Di questi temi si è parlato ieri sera al Laurentianum di Mestre, dove comitati e associazioni si sono incontrati per discutere in un'assemblea pubblica dal titolo "Quartieri in movimento". La sala era piena e i partecipanti hanno avanzato le loro proposte per il futuro dei quartieri della terraferma veneziana, cercando di immaginare uno sviluppo alternativo che metta al centro le persone e l'inclusione sociale. Tanti e variegati i gruppi presenti: il comitato spontaneo dei cittadini del parco Albanese-Bissuola, il gruppo promotore di Zelarino e dintorni, Loco, Marghera viva e pensante, Mestre mia, comitato Pertini, Rete studenti di Venezia e Mestre.

Servizi e welfare

I cittadini hanno ricordato le criticità derivate dalla «disattivazione dei servizi di anagrafe e polizia locale al Bissuola, dei servizi sociali, quelli per l'infanzia e l'adolescenza, degli operatori di strada, del camper antidroga, e dal depotenziamento delle biblioteche». «Gli spazi devono essere aperti - fa presente il comitato del parco Bissuola - Devono essere laboratori culturali in cui i cittadini si incontrano. Servono spazi pubblici gratuiti, è ingiusto che per fare questa assemblea siamo stati costretti a prendere una sala a pagamento». Il rischio è che Mestre prenda una piega simile a quella di Venezia: «Con la cementificazione, la costruzione di nuovi ostelli, l'arrivo di turisti, si sta seguendo la stessa logica attuata a Venezia. E intanto si toglie spazio al verde, ai cittadini, alle ztl e di conseguenza al trasporto pubblico».

Decentramento

Gli studenti hanno ricordato le proprie esperienze, tra il laboratorio occupato Loco e il tentativo di entrare negli spazi dell'ex ospedale: «Attraverso l'occupazione abbiamo cercato di portare alla luce il problema degli spazi abbandonati a Mestre per tornare a farli vivere», hanno detto. Da parte di tutti i comitati c'è la contestazione al «pensiero unico» espresso dalla giunta comunale: «L'amministrazione ha a disposizione i fondi del Pon Metro, quelli governativi, quelli regionali - hanno spiegato - Una fetta di questi dovrebbero essere utilizzati per l'urbanizzazione, la mobilità e l'inclusione sociale: significa intervenire nel territorio dove degrado e insicurezza sono all'ordine del giorno, quindi riportare il welfare e i servizi ai cittadini, decentrandoli. Non bastano i vigili e le camionette dell'esercito, c'è bisogno di attività sociali e culturali».

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