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Paolo, trent'anni di volontariato tra i bambini: gli amici ora scrivono a papa Francesco

La lettera contenente la richiesta di un riconoscimento dopo la sua morte, avvenuta qualche giorno fa, sarà indirizzata a Bergoglio, al presidente della Repubblica e al governatore Luca Zaia

Era capace di riservare sempre un sorriso rassicurante, una carezza magnanima, tutto il suo tempo a tanti bambini che ne avevano bisogno. Paolo, questa era il suo nome, era un papà, uno zio, un nonno per tutti i piccoli e giovani della casa famiglia di Dolo dove per 30 anni ha svolto servizio di volontariato. Per questo quando le comunità che lo hanno conosciuto da vicino, Jesolo, Eraclea, Cavallino e Ponte Crepaldo, hanno saputo che se ne era andato in silenzio la commozione è stata tanta. La sua morte, infatti, è avvenuta qualche giorno fa in ospedale, in completa solitudine, senza riuscire a salutare le persone a lui più care, moglie, figlia e nipotine comprese. 

La sua dedizione

Paolo, raccontano gli amici, della sua vita ne aveva fatto un capolavoro. L'amore per questi ragazzini sfortunati se lo era portato nel cuore negli anni: e dire che la commozione e l'emozione al primo incontro con loro era stata talmente tanta da fargli pensare di non riuscire a sopportare tanto dolore. Invece per Paolo è stato esattamente l'opposto: impossibile staccarsi più da quei piccoli sofferenti, troppo presto costretti a conoscere le sfortune e la durezza della vita. Il bene riversato oggi che Paolo non c'è più, gli amici più cari vogliono in qualche modo restituirglielo. E così in queste ore hanno deciso di prendere carta e penna e scrivere a Papa Bergoglio per chiedere un riconoscimento o una medaglia pro Benemerenti a lui riservata. Siamo sicuri che il Papa, il presidente della Repubblica Mattarella che riceverà una copia ma anche il governatore Zaia faranno l'impossibile per donare ai cari di Paolo, e ai bambini che lo rimpiangono, l'ultima carezza da parte loro.

La lettera

Santo Padre Papa Francesco Bergoglio,

Le scriviamo con il cuore per parlarLe di Paolo. Un signore buono e semplice che ha fatto della Sua vita un Capolavoro. Qualche giorno fa all’età di 70 anni una polmonite con Covid se lo è portato via… solo in un letto di ospedale senza la moglie Vanda, la figlia Silvia e le adorate nipotine. Non sappiamo quale sia la prassi, vorremmo chiederLe per Paolo un riconoscimento, una ‘medaglia pro Benemerenti’ perché ha speso la sua vita aiutando chi era meno fortunato di lui.

Ci permetta di accennarLe qualcosa perché un dettaglio è impensabile data la continua dedizione. Paolo da circa 30 anni faceva volontariato per i bambini nella casa famiglia di Dolo, gestita dalle suore Maestre di Santa Dorotea. Come lui raccontava, il tutto è iniziato perché un collega gli aveva chiesto di vestirsi da Babbo Natale per questi bimbi una viglia di Natale di 30 anni fa. Questo primo incontro lo aveva talmente colpito che in un primo momento aveva pensato di non andarci più. Trovava triste che tanti bambini in situazioni famigliari disagiate fossero costretti a vivere in un istituto perché i propri genitori non erano in grado di prendersi cura di loro. Quello che più gli faceva male era conoscere le motivazioni che avevano spinto un giudice ad affidare questi bimbi alle cure amorevoli delle suore. Dopo qualche giorno, con il cuore provato, ritornò. Non solo materialmente si rendeva disponibile per commissioni, trasportare ed accompagnare i bimbi dove necessitavano ma era sempre presente nelle loro gite a Gallio (VI) ed al Cavallino. Ogni anno lo si notava con tanti bimbi e le suore passeggiare per Jesolo e Cavallino, visitare il presepio di Sabbia, Sea Life, il rettilario, Jesolo on Ice e molte altre attrazioni offerte da qualche benefattore di Jesolo od Eraclea.  Per 14 giorni nel periodo di Natale aiutava i bambini a svolgere le attività quotidiane che solitamente un genitore fa per i suoi figli.  Quando era seduto faceva in modo che il bimbo monello si avvicinasse e si sedesse accanto a lui oppure sulle sue ginocchia e cercava di fargli capire perché una determinata azione non la si doveva fare.

Spendere la propria vita per gli altri, anteporre le necessità altrui prima delle proprie per 30 anni (o forse più) è un dono che il buon Dio ha riservato a Paolo. Singolare poi è il modo che lo ha chiamato in paradiso. Lui che per tutta la vita era circondato dalle urla dei bambini si è spento in totale silenzio: è stato come l’inizio di un viaggio bello e meritato. Riposati, hai fatto tanto ora a te ci pensiamo noi.

Gli amici di Paolo di Jesolo, Eraclea, Cavallino e Ponte Crepaldo

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