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Domenica, 28 Aprile 2024
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La Biennale Architettura punta i riflettori su diaspora africana e sua cultura "fluida"

Presentato martedì mattina "The laboratory of the future", in programma dal 20 maggio al 26 novembre tra Giardini, Arsenale e Forte Marghera

«Riflettori puntati sull’Africa e sulla sua diaspora, sulla cultura fluida e intrecciata di persone di origine africana che oggi abbraccia il mondo». Con queste parole Lesley Lokko, curatrice della 18ª Biennale di Architettura di Venezia, ha introdotto martedì mattina The laboratory of the future, in programma dal 20 maggio al 26 novembre ai Giardini, all'Arsenale e a Forte Marghera.

I numeri della Biennale Architettura 2023

Sarà una mostra suddivisa in sei parti, con 89 partecipanti, oltre la metà dei quali provenienti dall'Africa o comunque emigrati dal proprio Paese d'origine. L'equilibrio di genere è paritario e l'età media dei partecipanti è di 43 anni (37 nella sezione dei progetti speciali). Per la prima volta nella storia, quasi la metà dei partecipanti proviene da studi a conduzione individuale o composti fino a 5 persone. In generale, il 70% delle opere selezionate ed esposte è stato progettato da studi gestiti dal singolo o da un team ristrettissimo di artisti.

Il progetto espositivo

L'intero progetto espositivo inizia nel padiglione centrale ai Giardini della Biennale, dove sono riuniti 16 studi, che rappresentano un distillato di "forza maggiore" della produzione architettonica africana e diasporica. Si sposta poi nel complesso dell’Arsenale, con la sezione Dangerous Liaisons (Relazioni Pericolose), presente anche a Forte Marghera, affiancata a quella dei "Progetti Speciali" della curatrice, che per la prima volta è una categoria vasta quanto le altre. «In entrambi gli spazi sono presenti opere di giovani “practitioner” africani e diasporici», ha ricordato Lokko. Con il termine practitioner la curatrice si riferisce ai partecipanti: «Non li qualifico come “architetti”, “urbanisti”, “designer" [...] perché riteniamo che le condizioni dense e complesse dell’Africa e di un mondo in rapida ibridazione richiedano una comprensione diversa e più ampia del termine “architetto”».

Cicutto: «Pronti a supportare presenza dell'Ucraina»

Alla Biennale Architettura non sarà presente un padiglione dell'Ucraina, «ma siamo pronti a supportare la loro presenza se decidessero di esserci», ha detto in apertura il presidente della Biennale, Roberto Cicutto, ricordando come la fondazione sia sempre in prima linea per le battaglie che riguardano i diritti inalienabili dell'uomo».

Guardando alla mostra 2023, Cicutto ha ricordato come oggi «all'architettura si chiedono risposte urgenti ad interrogativi moderni». È così, quindi, che la Biennale, in oltre 6 mesi dedicati alla mostra di architettura più grande del mondo, «toccherà con occhio al futuro tutti i problemi del presente». «La mostra fino a poco tempo fa era vissuta come rappresentazione del nuovo, del bello, - ha concluso Cicutto - oggi le aspettative che vengono attribuite a chi si occupa di architettura sono altissime, e rendono la professione dell'architetto sempre più complessa e rivolta ai problemi dell'attualità che ci circonda».

Il contrasto al cambiamento climatico

Anche quest'anno la Biennale di Venezia si impegna in modo concreto nel contrasto al cambiamento climatico, promuovendo un modello più sostenibile per la progettazione, l’allestimento e lo svolgimento di tutte le sue attività. Già nel 2022, ha ottenuto la certificazione di neutralità carbonica per tutte le proprie manifestazioni svolte durante l’anno, grazie a una accurata raccolta dati sulla causa delle emissioni di CO2 generate dalle manifestazioni stesse e all’adozione di misure conseguenti.

Per tutte le manifestazioni, la componente più rilevante dell’impronta carbonica complessiva è collegata alla mobilità dei visitatori. In questo senso, la Biennale sarà impegnata anche nel 2023 in un’attività di sensibilizzazione e comunicazione verso il pubblico, a partire dalla 18. Mostra Internazionale di Architettura, che sarà la prima grande mostra di questa disciplina a sperimentare sul campo un percorso per il raggiungimento della neutralità carbonica.

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