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Un fumetto racconta la vicenda di Matteo Toffanin, vittima innocente della mafia

Fu ucciso in un agguato avvenuto il 3 maggio 1992 a Padova, scambiato per un'altra persona. L'opera, di Antonio Massariolo e Giorgio Romagnoni, è nata anche grazie alla testimonianza di Cristina Marcadella, all'epoca fidanzata di Toffanin

La vicenda di Matteo Toffanin, 23enne vittima di un agguato di mafia a Padova nel 1992, rivive nel fumetto "Quanto può crescere una quercia?", pubblicazione di Filotekne in collaborazione con BeccoGiallo. La quercia a cui fa riferimento il titolo è quella che gli amici di Toffanin hanno piantato in suo ricordo e dove si ritrovano ogni anno nel giorno della sua morte, il 3 maggio. Il fumetto nasce dalla necessità di non dimenticare quella tragica vicenda e di tenere alta l'attenzione sulla presenza delle mafie in Veneto. Anche grazie al contributo di Cristina Marcadella, all'epoca fidanzata di Matteo e sopravvissuta all'attentato.

Antonio Massariolo, co-autore dell'opera e membro del Centro di documentazione sulla criminalità organizzata in Veneto (con sede a Dolo), spiega: «È un lavoro collettivo che nasce da un fatto tragico ma soprattutto dalla volontà di raccogliere la testimonianza di Cristina nel momento in cui lei ha deciso di riprendere in mano quella vicenda e raccontarla: è successo cinque anni fa, è stata una nuova ripartenza e da quel momento è riuscita a tirare fuori ciò che aveva tenuto dentro per tanti anni. Grazie alla sua forza Cristina è riuscita a costruire una comunità di amici, di persone impegnate in questa missione».

«Eravamo fidanzati da qualche anno - riferisce Cristina, ricordando la sera del 3 maggio 1992 - Eravamo in macchina quando siamo stati assaltati da delle persone armate. Matteo è rimasto ucciso, io sono stata ferita alle gambe. Da allora ci siamo trovati catapultati in un mondo che credevamo lontanissimo da noi: quello della mafia. È stato uno scambio di persona, di fronte a casa mia abitava un pregiudicato legato alla criminalità organizzata. Non è mai stato individuato chi sparò quella notte, dopo un anno vennero chiuse le indagini e il fascicolo archiviato contro ignoti». Un dolore che ha portato Cristina a chiudersi in sé. «Per 25 anni non sono riuscita a parlarne - spiega - Ma nel 2017, in occasione del 25° anniversario, c'è stata l'occasione. Ho trovato la forza e la voglia di farlo».

È una storia personale che rappresenta tutta la pericolosità e la violenza delle mafie: «Nel fumetto - spiega ancora Massariolo - appare la frase "In Veneto non c’è la mafia, son solo quattro mele marce, e non uccidono": è un'affermazione fatta realmente da un amministratore pubblico pochi anni fa. È la dimostrazione che manca una piena presa di coscienza, che se ne parla troppo poco. La storia di Cristina e Matteo mette in luce tutto questo e invita a riflettere». Gli autori sono impegnati in questi giorni in una serie di tappe di presentazione: oggi, 21 marzo, a Padova, il 24 marzo a Rubano.

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