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Lunedì, 29 Aprile 2024
Servizi comunali

«Post-covid e contesti familiari difficili, le cause del disagio giovanile»

A Venezia il Servizio infanzia e adolescenza si occupa di progetti che contrastano devianze e povertà educativa. Rosada: «Cerchiamo di comprendere il contesto e tracciamo la via per costruire una relazione»

Nel mese di novembre gli abitanti della zona di Carpenedo hanno espresso preoccupazione per i comportamenti aggressivi di un gruppetto di giovanissimi che gravitava in quell’area. Più che azioni di natura criminale, si potrebbero definire ragazzate: principalmente atteggiamenti ostili e di sfida nei confronti dei passanti, piccoli gesti di vandalismo e simili. Ne è nata un’interrogazione al Comune di Venezia, poi trattata nel corso di una apposita commissione consiliare durante la quale è intervenuto anche il vicecomandante della polizia locale, Gianni Franzoi.

Nella gestione di questi contesti, al confine tra la maleducazione e il teppismo, entra in gioco il Servizio infanzia e adolescenza comunale: un organismo che promuove azioni utili a intercettare situazioni di disagio, a contrastare forme di devianza e comportamenti antisociali. Questo servizio si interfaccia con i minori e le loro famiglie attraverso progetti personalizzati di cura e protezione: in media, 400 all’anno sono rivolti ad adolescenti residenti, altri 450 a minori stranieri non accompagnati.

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Per la dottoressa Rosanna Rosada, responsabile del Servizio, i fenomeni osservati in quest'ambito sono in parte collegati alla “scia lunga” della pandemia, ma non solo. Si rilevano «storie familiari e contesti di crescita connotati da povertà educativa, da maltrattamenti, in alcuni casi anche patologici e delinquenziali». Il malessere e la rabbia dei ragazzi (tipicamente nella fascia di età fra i 13 e i 16 anni) «si manifestano attraverso disturbi, dipendenze o comportamenti devianti», all’interno di ambienti in cui «le carenze si stanno riacutizzando». Nel frattempo «i contenitori sociali, educativi e formativi sono in crisi: faticano ad avvicinare e ad agganciare i giovani, i quali si ritirano mettendo in atto sempre di più forme di isolamento sociale, disturbi del comportamento alimentare, ritiro scolastico».

Nei casi come quello di Carpenedo, spiega la dottoressa Rosada, «cerchiamo di comprendere le cause scatenanti dei disagi e tracciamo dei possibili agganci con gli adolescenti. Con questo approccio - prosegue - i ragazzi, pur faticando ad abbandonare modalità a volte provocatorie, non rispondono in maniera aggressiva ma lasciano che si creino dei pertugi per la costruzione di una relazione». È necessaria, poi, la collaborazione da parte di tutta la società civile. «Il più delle volte - dice Rosada - le segnalazioni degli adulti dei quartieri hanno lo scopo di mandare un messaggio ai ragazzi, non di dare loro l’appellativo di "baby gang". Per gli operatori dei Servizi è un grande valore poter incontrare una comunità di adulti, incluse le forze dell'ordine, non tanto preoccupati di mettere in campo azioni punitive quanto di trovare strade inclusive e di aiuto alla crescita».

Si creano contatti con la scuola, si attivano i soggetti della Rete Alta Intensità Educativa «e si trasforma il clima di tensione tra giovani e adulti in relazioni tra cittadini interessati ad attivare forme di "cittadinanza attiva” con questi giovani, aperti ad accoglierli». Inoltre «ci si scambiano i contatti tra servizi, associazioni e cittadini con l’accordo di poter progettare insieme attività di riqualificazione dei parchi e creare, con i ragazzi adolescenti, degli spazi ludici e di socializzazione».

Le azioni del Servizio sono svolte in vari ambiti: c’è la Rete Alta Intensità Educativa, che promuove il maggior numero possibile di iniziative ludiche, culturali, sportive, di aggregazione; “Mind the Gap”, invece, attiva percorsi di accompagnamento per giovani nella fascia 16-21 anni che non studiano e non lavorano; il progetto “Adolescenti in città” sostiene i giovani con fragilità sociali attraverso gli educatori di strada, i quali promuovono in maniera continuativa momenti di incontro, ascolto e  interazione; il Servizio, inoltre, dispone di un’equipe di educatori (Pool Scuola) che offre un presidio negli istituti scolastici fornendo consulenza e orientamento.

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