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Cronaca

Bambino nato morto all'ospedale, la famiglia presenta un esposto

I fatti risalgono al 12 maggio. Una 26enne e il compagno chiedono che sia fatta chiarezza sui fatti. L'Ulss 3: «Vicini alla famiglia, certi che sarà evidenziato come ci si sia trovati di fronte ad un evento raro, improvviso e imprevedibile»

In questi giorni una donna di 26 anni residente a Mestre, originaria del Bangladesh, ha presentato un esposto ai carabinieri per chiedere che sia fatta luce su una tragedia che l'avrebbe colpita di recente: il 12 maggio, all'ospedale dell'Angelo, il bambino che attendeva è nato morto. Lei stessa, in seguito alla gravidanza, avrebbe riportato gravi conseguenze che l'avrebbero fatta finire per alcuni giorni in rianimazione.

La precedente gravidanza

La donna, che fino a pochi mesi fa viveva in Sicilia, si è trasferita con la famiglia a Mestre nel corso della gravidanza. Secondo quanto ricostruito dai suoi legali, nel 2021 aveva già dato alla luce un bambino con parto cesareo che le aveva causato dei problemi. Questa seconda gravidanza (era rimasta nuovamente incinta nell’agosto 2022) sembrava essere più regolare, almeno secondo quanto stabilito inizialmente da un consultorio di Giare (Catania) e poi, dopo il trasferimento in Veneto, dall’ospedale San Giovanni e Paolo e anche da Villa Salus, durante una visita di controllo sostenuta a marzo. In base a quanto riferito da Studio 3A, anche l'ospedale dell'Angelo, nel corso di una visita effettuata il 14 aprile, avrebbe confermato che la gravidanza procedeva regolarmente.

Il controllo e il ricovero

Nel successivo appuntamento di controllo, l’11 maggio, i medici - sempre stando a quanto riferiscono i legali della donna - avrebbero però deciso di ricoverare la ventiseienne e indurle il parto introducendole due ovuli con del medicinale. Lei avrebbe accusato una serie di dolori e, verso sera, avrebbe cominciato a sanguinare. Infine, l'ecografia avrebbe rilevato l'assenza di battito del piccolo: la donna sarebbe stata sottoposta a un cesareo d'urgenza e, alle 3.34 del 12 maggio, il piccolo Ahmed è nato morto. Anche le condizioni della mamma, come detto, si sarebbero rapidamente aggravate: secondo quanto riferito dal marito, i medici avrebbero spiegato che la moglie aveva subìto in prossimità della cicatrice del primo cesareo la rottura dell’utero e della placenta, staccatasi col feto, con relative conseguenze. Ricoverata in rianimazione, sarebbe rimasta in coma farmacologico due giorni, contraendo anche un’infezione. Successivamente si è rimessa ed è uscita dall'ospedale il 31 maggio. 

Il marito avrebbe chiesto subito spiegazioni ai medici e al primario, ipotizzando che sia stato trascurato il problema collegato al parto precedente. Non soddisfatto delle risposte ottenute, ha deciso assieme alla moglie di presentare una denuncia-querela alla magistratura, chiedendo l'acquisizione delle cartelle cliniche, degli esami e una valutazione da parte di un consulente tecnico medico legale.

La replica dell'Ulss 3

I fatti, allo stato attuale, sono ancora in fase di accertamento e l'Ulss 3 fin da subito si è messa a disposizione di ogni eventuale ulteriore approfondimento. «L'azienda sanitaria ha verificato l'intera gestione del percorso della partoriente, che si è concluso con un evento tragico e improvviso - spiegano dall'Ulss 3 -. La valutazione in merito alle corrette modalità di gestione della gravidanza e del parto è stata eseguita in modo completo, nel pieno rispetto delle linee guida ministeriali e dell'Oms, ed è stata pienamente condivisa con la partoriente e i suoi familiari utilizzando tutti gli strumenti volti a superare le difficoltà culturali e linguistiche, come conferma il ripetuto consenso sottoscritto nei passaggi in cui questo è previsto. Anche la gestione dell'emergenza ha aderito a tutti i protocolli necessari prima, durante e dopo l'intervento, che ha salvato la vita della mamma e tutelato l'eventuale possibilità di avere altri figli».

L'azienda sanitaria, vicina alla famiglia, come detto si è messa a disposizione per le ulteriori verifiche, «certa che porterà a evidenziare come ci si sia trovati di fronte ad un evento raro, improvviso e imprevedibile - proseguono dall'Ulss 3 -. Rifiuta però ogni ricostruzione non veritiera e ambigua. Smentisce poi di aver espresso con la famiglia anche parziali ammissioni di responsabilità, oltre a ogni insinuazione su altri casi di morte durante il ricovero ospedaliero avvenuti negli ultimi 12 mesi, in un reparto in cui si svolgono circa duemila parti ogni anno».

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